Cara stampa italiana, hai la coscienza pulita?

1618397_10152192304605600_705410857_nIn tutto il circo Barnum grottesco andato in onda ieri sera alla finale di Coppa Italia, c’è un attore che si chiama fuori causa con la pretesa di fare cronaca. In molti casi limitandosi a copiaincollare stati di Facebook e tweet, senza andare realmente in strada a capire cosa succede.

Parlo di quella stampa (non tutta ci mancherebbe) che si comporta da ultras e che spesso ho motivo di raccontare qui su questo blog. Quella che seleziona le notizie, le filtra, le riverbera con toni ed accenti diversi a seconda delle proprie pulsioni. Talvolta sportive o di campanile, oltre che editoriali.
La stessa che ci tiene a fare distinzione tra razzismo e discriminazione territoriale (è il medesimo schifo), condannando l’uno e tollerando l’altra. Il 18 febbraio, un giornalista, a seguito delle curve romaniste chiuse per cori di discriminazione territoriale contro i napoletani,con eccessiva superficialità, scriveva sul Messaggero:

Ero in tribuna stampa, è vero, e un giornalista nell’esercizio delle sue funzioni non dovrebbe esprimere consenso o dissenso in maniera così sfacciata. Ma sono un cittadino, prima di essere un cronista, e domenica sera ero un cittadino presente ad un evento di ribellione non violenta che in quel momento mi è sembrato giusto condividere. L’evento, non certo l’odioso canto. Il punto era un altro: quello stadio “ripulito” dai razzisti tenuti finalmente fuori – questo almeno deve aver pensato il burocrate tipo che da sempre decide per i tifosi senza mai aver messo piede in uno stadio – ricantava, e con rinnovato vigore, lo stesso coro dei reietti. Semplice e spiazzante provocazione intellettuale di massa.

Così però, dice la vocina della coscienza tifosa, ci va di mezzo la Roma: dopo i settori chiusi ci sarà lo stadio vuoto e poi la penalizzazione in classifica. Forse sì, forse no. Forse il dibattito che solo questa ribellione, e non altro, ha favorito porterà tutti ad un’altra riflessione: quella norma è semplicemente sbagliata e va cambiata.

E secondo voi tutto ciò non contribuisce a creare un clima ostile e di tensione? Non suonano questi come forme di tolleranza completamente fuori dalla realtà? Non è l’unico, basta fare una ricerca su google di tutti coloro che esprimono perplessità sulle misure contro la discriminazione territoriale. E che forniscono alibi a quei signori che oggi tutti condannate. Coleroso, terremotato, piaga d’Italia, Vesuvio lavali col fuoco. In un crescendo di idiozia che non merita nessuna “provocazione intellettuale di massa”. Ieri la caccia a mano armata al napoletano, con l’intenzione di uccidere, domani a chi?

Durante la finale di Coppa, quei cori si sono vergognosamente ripetuti. Un breve accenno, scomparso da buona parte delle cronache odierne cronache odierne.

Per non parlare delle audaci svolte investigative: si tratta di un fatto extra sportivo, coi piu fantasiosi che aggiungevano: si tratta di un regolamento di conti forse di matrice camorristica. C’erano dei napoletani di mezzo, la deduzione filava benissimo.

Questo pomeriggio a Rai 1 , la trasmissione di Giletti sembrava il TGR Campania. La denuncia di una sequela di episodi censurabili che avevano i campani come protagonisti. Tanto che una giornalista del Nord, presente in studio, Dio la benedica, si è meravigliata e allargando le braccia ha detto: Salerno, Napoli Acerra, ma queste cose succedono ovunque , ho conoscenza di casi analoghi anche al Nord.
E Giletti di rimando: si è vero succedono ovunque.
Ma allora perchè vengono riportati in TV solo i casi di certe latitudini, tacendo gli altri? O sono sfortunato io che ogni volta che metto quel programma sento solo la narrazione di episodi negativi avvenuti a sud di Roma? Non ve ne accorgete ma fornite giustificazioni manichee di matrice territoriale a pratiche che riguardano gli aspetti negativi dell’animo umano a prescindere dalla sua provenienza. E poi date la colpa a chi ve lo fa notare. Bizzarro.

In una società piena di tensioni sociali, il diaframma tra lo stadio, che ne raccoglie gli sfoghi, e la vita reale, è sottilissimo. E di certo telecronache da tifoso e rappresentazioni della realtà raccontate de relato, non aiutano.

Oggi il divo è Ciro a Carogna (che nei fatti ieri si è limitato a raccogliere le opportunità offerte dalla burocrazia per rimarcare la sua auctoritas), attore non protagonista Gastone di Roma )che si è limitato a raccogliere le opportunità offerte dalla giustizia italiana) e quasi si tace su un ragazzo di 26 anni colpito da un proiettile al petto che rischia la vita, per seguire una partita di calcio. Vittima della prima aggressione ultras a mano armata (sicuro poi che fossero presenti solo “ultras” della Roma ?).

Cara Stampa italiana, chapeu! Sarebbe il caso iniziassi anche tu a farti un esame di coscienza. Soprattutto quando, subdolamente, si intende estendere le responsabilità a tutta una città.

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