Casalduni e Pontelandolfo: 14 agosto la strage mai raccontata

 

Creato il 14 agosto 2012 da Ilazzaro

Ci sono stragi in questo paese che ancora reclamano giustizia ed autori. Un muro di gomma in cui si è persa perfino la giustizia. Ci sono tragi in questo paese che neppure vengono raccontate.

Casalduni e Pontelandolfo, due paesi in provincia di Benevento, 14 agosto 1861: Questo fu il racconto scritto dal bersagliere Carlo Margolfo che partecipò all’eccidio «Al mattino del giorno 14 riceviamo l’ordine superiore di entrare a Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno le donne e gli infermi (ma molte donne perirono) ed incendiarlo. Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava; indi il soldato saccheggiava, ed infine ne abbiamo dato l’incendio al paese. Non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire abbrustoliti o sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava… Casalduni fu l’obiettivo del maggiore Melegari. I pochi che erano rimasti si chiusero in casa, ed i bersaglieri corsero per vie e vicoli, sfondarono le porte. Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava».

Ai due paesi fu dato fuoco all’alba mentre la gente dormiva, tra urla, lamenti strazianti e pianti di donne e bambini

Il colonnello Negri, che conduceva le operazioni, diede l’ordine “Li voglio tutti morti! Sono tutti contadini, briganti e nemici dei Savoia, nemici delPiemonte, dei bersaglieri e del mondo. Morte ai cafoni, morte a questi terroni figli di puttana, non voglio testimoni, diremo che sono stati i briganti”.

Solo l’anno scorso, dopo 150 anni, il presidente del comitato per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità, Giuliano Amato, si è recato il 14 Agosto del 2011 a Pontelandolfo per porgere le scuse dell’Italia ai cittadini della “città martire”. In un silenzio assordante. Cui neanche il Presidente della Repubblica si è unito. Cui neppure i testi di storia che si insegna a scuola, si sono uniti.

“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti” (Antonio Gramsci in “Ordine Nuovo”, 1920).

Per non dimenticare

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=9m3qtfciPYw

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