C’era una volta Report…che faceva inchiesta

C’era una volta un bellissimo programma televisivo. Si chiamava Report, andava in onda su Rai 3 e faceva inchiesta. Ma inchiesta seria, quella che metteva le mani nella melma dei potenti innominabili, gli stessi che sommergevano la Rai di richieste di risarcimento danni. Un pò come Robin Hood, Report faceva paura ai potenti. Poi, evidentemente per quieto vivere, Report ha deciso di fare quello che fanno tutti. Inchieste alla buona, scoop discutibili. Se poi questi ultimi riguardano il castello degli orrori che si chiama Napoli e fa audience, si gioca facile e si vince con gli ascolti.

Prima con l’acqua, poi col caffè, fino a suggerirci che quello delle multinazionali in cialda è più igienico e fa meno male di quello che fanno a Napoli (chiamando in causa un esperto smentito perfino dall’associazione di dotti di cui fa parte). Domenica prossima ci riproveranno con la pizza. Pare che quella napoletana, cotta da secoli col forno a legna, contenga idrocarburi.

Ignorando che la pizza resta in forno al massimo 90 secondi ed ignorando anche le leggi della fisica, per le quali, grazie al moto delle correnti convettive, la pizza non va mai a diretto contatto col fumo.

E e se poi l’ennesimo esperto proveniente da aree geografiche aliene alla patria della pizza, ci suggerisce che le bruciature sul cibo non sono salutari e potrebbero provocare il cancro, beh andiamo avanti pure con le inchieste che mettano in guardia i consumatori sull’estrema pericolosità delle grigliate di carne (sic!). Speriamo non lo senta la Lorenzin ho addurrà la pizza a motivo della insalubrità della Terra dei Fuochi.

Luciano Pignataro, uno che di enogastronomia se ne intende eccome, da sempre in prima linea nella difesa del Made in Campania, col solito acume, dal proprio sito, esprime delle condivisibili considerazioni:

Continua la via Crucis del made in Campania: dopo la mozzarella, il pomodoro, il caffé adesso tocca alla pizza. C’è poco da fare: da troppo fastidio alle grandi multinazionali questa enorme ampolla artigianale del cibo, l’unico luogo d’Italia dove chiudono i Mc Donald’s.
Il titolo del trailer che annuncia la trasmissione di domenica sera di Report è decisamente terroristico: “Pizza napoletana agli idrocarburi?”
Ovviamente il punto interrogativo è solo un ombrello contro le possibili cause, tanto l’effetto è assicurato.

 

Gli artigiani del gusto che fanno grande la gastronomia italiana non possono che aspettare che questo nuovo bombardamento mediatico passi come i precedenti.

Chi si ricorda di quel pirulicchio che sentenziava sul caffé poi smentito dalla sua stessa associazione?

 

Per la felicità dei burocrati europei che volevano abolirla, si attaccherà la cottura del forno a legna, per la gioia di chi vive con la fobia dei batteri si assesterà un nuovo colpo alla biodiversità culturale in nome della salute e soprattutto degli interessi delle multinazionali.

 

Napoli è sopravvissuta nel corso dei millenni alle invasioni, alle eruzioni vulcaniche, ai terremoti, alle guerre, alle pestilenze, al colera e perfino alla camorra.
Sopravviverà, molto bene come al solito, anche domenica sera.

 

O’ napulitan s fa sicc, ma nun more. Il napoletano dimagrisce, al massimo deperisce, ma non muore.