Chiaiano 2008: quando la gente manifestava contro la camorra e per la stampa era camorrista

Non smetterò mai di dirlo. Le manifestazioni contro la camorra sono sempre troppo poche e silenziose. Occorrerebbero atti quotidiani di ribellione verso “o’sistema” di Gomorra. Anche se, a onor del vero, manifestazioni al Sud se ne vedono. Altrove, ad altre latitudini dove i comuni vengono sciolti per infiltrazioni mafiose, ancora no. A voi ogni ulteriore commento. Nella provincia di Napoli c’è anche una squadra di calcio, caso unico in Italia, la nuova Quarto, sponsorizzata interamente dalla lotta anticamorra.

In ogni caso,a titolo di esempio per la dimostrazione delle distorsioni di un circuito mediatico che crea falsi miti e stereotipi, vi porto un esempio lampante di quanto i cittadini, a Napoli, si fossero battuti contro la camorra ricevendo in cambio manganellate e l’etichetta di camorristi.

Correva l’anno 2008. Così la Reuters decriveva quelle manifestazioni contro la discarica di Chiaiano che, nel 2014, si è scoperto essere gestita dalla camorra:

Le intercettazioni disposte dalla procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri tra polizia e manifestanti che si oppongono all’apertura di una discarica a Chiaiano, a Napoli, mostrano che esponenti di un clan camorristico hanno soffiato sul fuoco della protesta.

Lo hanno riferito stamani fonti investigative, dopo che ieri è stato raggiunto un accordo tra il sottosegretario Guido Bertolaso e gli enti locali coinvolti a Chiaiano, per iniziare i rilievi tecnici nella cava di tufo individuata come sito per i rifiuti, con la partecipazione di periti nominati dal “fronte del no”.

L’accesso dei tecnici alla cava è previsto per domani mattina, e ancora non è chiaro quale sarà l’atteggiamento dei manifestanti di Chiaiano, Mugnano e Marano che si oppongono all’apertura della discarica.

Per tutta la giornata, oggi, e ancora questa sera, circa trecento persone sono rimaste nelle vicinanze del sito, mentre in serata, i responsabili dei tre enti locali campani hanno avuto in prefettura nuovi colloqui con il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa.

Da Bertolaso è giunto un appello ai dimostranti perché domani sia permesso ai tecnici di entrare nella cava senza problemi. “Siate diffidenti, ma lasciateci lavorare”, ha detto il sottosegretario parlando a “Porta a Porta”, ricordando che solo fra venti giorni si saprà se Chiaiano è idonea o meno a ricevere la discarica.

“MANDIAMO I RAGAZZI A FARE BORDELLO”

Intanto, in conversazioni telefoniche intercettate dagli investigatori, persone vicine al clan camorristico Lo Russo dicono che “bisogna mandare i ragazzi a picchiare le guardie e fare bordello” a Chiaiano, ha riferito una fonte investigativa.

I violenti scontri dei giorni scorsi nella zona periferica di Napoli hanno visto le forze dell’ordine opposte a manifestanti organizzati in comitati di quartiere contro l’apertura della discarica, e dopo l’intesa raggiunta ieri vige una tregua precaria.

Le analisi della cava, così come quelle degli altri siti indicati dal decreto legge del governo della scorsa settimana, dovranno terminare entro 20 giorni, dopodiché le parti saranno convocate “per riprendere la discussione sulla decisione finale”, come dice una nota congiunta dei partecipanti al vertice di ieri.

Nel 2014 il colpo di scena, quei cittadini avevano ragione. Così il 5 marzo 2014 Il Fatto Quotidiano scriveva:

A Chiaiano, quartiere a nord di Napoli, la mega discarica è stata realizzata e gestita dall’imprenditoria criminale. Emerge dall’operazione congiunta dei carabinieri del Noe e del comando provinciale di Caserta che ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari, in otto sono finiti in carcere e nove ai domiciliari. Coinvolti i titolari delle imprese, i componenti della commissione di collaudo, professionisti e imprenditori indagati a vario titolo per associazione di stampo mafioso, traffico illecito di rifiuti, falso. I titolari delle ditte, dimostrano le intercettazioni, conoscevano già prima dell’assegnazione dell’appalto che si sarebbero aggiudicati la gara e dove sarebbe sorta la discarica. Un’operazione quella della Procura di Napoli, guidata dal procuratore capo Giovanni Colangelo, pm Marco Del Gaudio e Antonello Ardituro, che, a distanza di anni, svela modalità di aggiudicazione, realizzazione e messa in opera dell’enorme invaso.

Insomma un granchio clamoroso. Il 28 maggio 2014 FanPage.it spiega anche le ragioni dell’errore:

Nel rapporto che Fanpage.it ha potuto visionare dopo una richiesta alla Camera dei Deputati, composto di 20 pagine di cui ben 16 riguardano le attività dei comitati, gli uomini dell’AISI segnalano come la “mappatura dei fronti di protesta” contro le discariche in Campania è nei limiti dei livelli fisiologici “fatta eccezione per il quartiere di Chiaiano” dove le mobilitazioni hanno portato al blocco di tutta la periferia nord di Napoli. Secondo i servizi segreti a guidare la protesta ci sarebbero stati “soggetti di estrazione malavitosa” insieme agli attivisti del Laboratorio Insurgencia ed alcuni gruppi ultras tra cui “Fossato Flegreo, Teste Matte, Mastiffs e Masseria Cardone“. Nello specifico gli 007 sostenevano che i clan camorristici della zona sarebbero stati danneggiati dall’apertura della discarica e pertanto alimentavano le proteste, tanto da considerare Chiaiano, “l’unica eccezione in cui la camorra ha cavalcato le proteste contro la discarica”. Peccato però che nessuna inchiesta giudiziaria abbia portato alla luce un eventuale protagonismo di elementi dei clan della zona. Anzi. L’inchiesta condotta dai pm Del Gaudio ed Ardituro, conclusasi lo scorso mese di marzo con 17 misure cautelari, ha portato alla luce come le ditte Ibi ed Edil Car, che hanno costruito e gestito la discarica, fossero legate ai clan Polverino e Mallardo ed al cartello del clan dei Casalesi. Insomma esattamente l’opposto di quello che sosteneva l’intelligence nel 2008. Ma non solo, l’inchiesta sulla discarica di Chiaiano rivela come proprio i cartelli camorristici abbiano tratto vantaggio dalla costruzione della discarica gestendo direttamente i lavori e sapendo con largo anticipo che avrebbero avuto un ruolo sugli appalti.

 

La morale della vicenda è che si stanno aggiungendo etichette con troppa superficialità, confondendo campi, ambienti, intenzioni e facendo finire nel calderone una intera città con tutta la sequela di stereotipi che ne consegue. Ciò soprattutto per mano di chi racconta il capoluogo partenopeo da lontano, dall’esterno.

Questi il video dei manifestanti etichettati come camorristi a Chiaiano nel 2011:

 

 

Un video degli scontri tra manifestanti “camorristi” e le forze dell’ordine: