di Marco Esposito*
Cerchiamo di capire in poche parole cosa sia accaduto davvero con il decreto Imu-Bankitalia. Primo fatto: il valore di Bankitalia è stato portato da 156.000 euro (una casa piccola) a 7,5 miliardi.
Cioè si è corretta una evidente stortura. Le banche pagheranno una tassa sulla rivalutazione. E anche questo è giusto. Con quella tassa si dovrebbe risarcire chi in passato ha ceduto per legge a valore zero la propria quota in Banca d’Italia, come il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia, le cui fondazioni sono in bolletta proprio perché a metà anni Novanta non venne valorizzata la partecipazione dei due Banchi in Banca d’Italia.
Ma così non sarà. Inoltre la Banca d’Italia pagherà un dividendo fisso e certo del 6% su 7,5 miliardi. E’ un dividendo altissimo, un regalo – questo sì – alle banche, Unicredit e Intesa in testa. Le quali aumenteranno gli utili che girano alle fondazioni bancarie, tutte del Nord, che già oggi investono il 93,5% al Centronord.
La sintesi è che la Banca d’Italia nacque con le casse (ricche) dei banchi meridionali. Ora quell’antico valore viene finalmente fatto emergere, ma i benefici andranno tutti e solo al Nord. In Parlamento si è discusso molto, in modo spesso acceso e critico. Chiedo per cortesia che qualcuno mi segnali un solo intervento di qualsiasi parlamentare meridionale che abbia sottolineato lo scippo al Sud. A me è sfuggito.
*Giornalista e segretario di Unione Mediterranea
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