Di Fiore: per Davis l’Italia preunitaria era molto indietro a Gran Bretagna e Francia

Gigi di Fiore, storico e giornalsita de Il Mattino, riprende quest’oggi, nel suo blog, il testo del professor John Anthony Davis, “Napoli e Napoleone” tradotto e pubblicato da Rubettino, che analizza la situazione industriale dell’Italia preunitaria rispetto alle altre potenze europee.

Il libro, uscito otto anni fa, tenta di scardinare, come scrive di Fiore, i luoghi comuni e pregiudizi nei confronti del Mezzogiorno, centrando la questione fondamentale nella storia dell’Italia meridionale: la proprietà e lo sfruttamento delle terre, con tutti i collegamenti di potere sociale e giuridico conseguenti.

Scrive Davis:

 

“Guardando al passato, gli italiani hanno scritto la storia dell’unificazione basandosi sull’idea di nazione e nazionalismo, ragion per cui è facile dimenticare le altre cause che resero sempre più difficile nella penisola la sopravvivenza degli Stati dinastici indipendenti”.
E ancora, stavolta davvero senza equivoci: “Le letture centrate sul contrasto tra un Nord moderno e un Sud arretrato non solo hanno messo in evidenza differenze che non avevano risconti nella realtà, ma hanno oscurato le discrepanze effettivamente esistenti”.

 

Secondo Gigi di Fiore Davis non ama il pregiudizio e chiarisce come nelle dinamiche commerciali, il potere inglese influenzò i tentativi di autonomia del Sud, stretto tra imposizioni straniere e ostacoli a politiche di protezionismo finalizzate a favorire il consumo industriale interno ed a creare quindi una sorta di colonia interna.

Scrive di Fiore che Davis: riporta una chicca sulla famosa guerra degli zolfi e il lapidario giudizio di sir Gladstone del “regno negazione di Dio”. Lo storico non ha difficoltà a ricordare che Gladstone non era in buona fede, in quanto “portavoce nella Camera dei Comuni per i mercanti inglesi interessati al commercio siciliano dello zolfo, mentre precedentemente aveva scritto un resoconto più che positivo del governo borbonico a Napoli”.

E il tanto dibattuto pseudo-divario tra Nord e Sud all’alba dell’unità d’Italia?

Scrive lo storico inglese, professore di storia italiana ed europea all’Università del Connecticut e anche membro dell’Istituto italiano per gli studi filosofici: “Non si può neanche sostenere che le condizioni economiche e sociali al Sud fossero peggiori del resto d’Italia all’epoca dell’unificazione. Verso la fine del secolo, la povertà era una condizione comune a molti italiani e c’erano ben poche differenze fra le regioni meridionali e quelle centro-settentrionali”

Per concludere quanto ormai tutti sanno che, cioè, nel 1860 le differenze economiche tra il Nord e il Sud erano di gran lunga inferiori a quelle che ci sarebbero state 40 anni più tardi, quando il nuovo Stato italiano smantellò le barriere protettive che avevano portato allo sviluppo delle industrie tessili, di ingegneria e di edilizia navale meridionali”.

Con i numeri dell’industria del Sud migliori di quelli dell’Italia del Nord. Ed entrambi, secondo Davis, peggiori di quelli di Francia e Gran Bretagna.

L’articolo completo di Gigi di Fiore