Docenti “Magna Graecia”: ecco perchè quelle classifiche sono falsate

Questa lettera, firmata da alcuni illustri docenti del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche, Economiche e Sociali dell’ Università Magna Graecia di Catanzaro, è stata inviata al direttore de Il Mattino:

Egr. Direttore,
Le graduatorie possono essere un utile strumento di valutazione e di orientamento e servire, così, da stimolo. Possono, però, anche essere ingannevoli e offrire una rappresentazione distorta. Dipende dagli indicatori scelti. Nella graduatoria delle università italiane de Il Sole 24 Ore, l’università Magna Graecia di Catanzaro si colloca alla 21esima posizione in Italia per qualità della ricerca.

Un risultato senz’altro soddisfacente, considerato che si tratta di un’università giovane e con un numero di docenti e ricercatori inferiore a tanti prestigiosi atenei del Paese. Nella stessa graduatoria, la Magna Graecia si colloca, però, al 61esimo posto per la didattica. Una differenza enorme, dunque, tra le due posizioni. Un genitore o uno studente che leggesse la graduatoria del Sole 24 Ore potrebbe pensare che la didattica impartita dai docenti dell’università di Catanzaro sia, per qualche ragione, di qualità inferiore rispetto agli altri atenei del paese. Quel genitore e quello studente sarebbero indotti in errore.
La valutazione del Sole 24 Ore non ha quasi nulla a che vedere con la qualità dell’insegnamento. Essa si basa, invece, su nove indicatori tra i quali: il tasso di occupazione degli studenti a un anno dalla laurea; la percentuale di immatricolati da fuori regione; i crediti ottenuti in stage; la percentuale di borse di studio; i crediti ottenuti all’estero; il numero di docenti di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti; il giudizio dei laureandi sull’efficacia della didattica. Come è evidente, alcuni di questi indicatori non solo non hanno nulla a che fare con la didattica, ma riguardano fattori che l’università non può, in alcun modo, modificare. Il tasso di occupazione a un anno dalla laurea dipende, in larga misura, dal contesto e dall’andamento dell’economia territoriale.

Nel Mezzogiorno, in cui il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 60 per cento, tale indicatore non può che essere penalizzante. Anche il numero di borse di studio non ha alcuna relazione con la didattica e non dipende dagli atenei, bensì dalle Regioni. Lo stesso vale per gli immatricolati da fuori regione, considerato il ruolo che hanno fattori di contesto che, ovviamente e storicamente, avvantaggiano le università di grandi città del Centro-Nord rispetto a quelle di provincia del Sud. Anche il numero di docenti c’entra poco con le scelte degli atenei che, anzi, devono sottostare a norme stringenti che ne impediscono l’assunzione. Analoghe considerazioni si possono fare per la mobilità internazionale degli studenti. A ben vedere, il parametro che più di altri riguarda la didattica è il giudizio degli studenti sui corsi frequentati. Ebbene, rispetto a tale indicatore, l’università di Catanzaro si colloca al 17esimo posto in Italia (si noti che sette università del Nord non risultano classificate per mancanza di dati).

Nell’articolo di commento alla graduatoria del Sole 24 Ore il giornalista precisa: “Per fare un esempio banale, è inevitabile che le università milanesi abbiano risultati migliori in termini di tassi occupazionali o di attrattività rispetto a quelle calabresi o campane, perché questo dipende da fattori legati al contesto socio-economico e al tessuto imprenditoriale dei diversi territori”. Se lo stesso giornalista è convinto di ciò, perché considerare tali parametri? Qualsiasi precisazione è poco efficace, dal momento che la maggior parte dei lettori si limita a leggere la classifica, senza investigare su come essa sia stata fatta. Sarà anche banale, ma una “valutazione” delle università che scelga parametri che riguardano il contesto territoriale e imprenditoriale e poco o nulla la didattica, non fornisce, a nostro giudizio, uno strumento di orientamento, ma, anzi, rischia di offrire una rappresentazione distorta della realtà. Il risultato, anche esso banale, ma inevitabile e ingiusto, è che, per gli indicatori scelti, la classifica del Sole 24 Ore penalizza le università meridionali.

Firmato:

Vittorio Daniele, Valerio Donato, Renato Ghezzi, Paolo Malanima, Nicola Ostuni, Rocco Reina.

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