E il Pd si rimangia pure la tariffa Rc Auto per i virtuosi. Esulta Il Giornale di Sallusti.

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Durante la scorsa campagna elettorale per accaparrarsi i voti di quei terroni di campani, pugliesi e calabresi, i deputati di ogni schieramento hanno fatto a gara a proporre la perequazione per le tariffe RC Auto. Un principio di civiltà giuridica che oggi sacrifica l buona fede di tutti gli onesti cittadini meridionali che si trovano a dover pagare tariffe fuori mercato (a Napoli costa più il premio assicurativo che uno scooter) in nome di un generico principio di elevata incidentalità territoriale o, peggio ancora, di elevato rischio truffe. Smentiti tra l’altro anche dai dati pubblicati dall’Aci quando proprio l’incidentalità diminuiva (e allora si tirava fuori dal cilindro, il coniglio della truffa).

Come, lo ripeto, se si fosse fatto pagare (principio abominevole e paradossale) ai parmigiani, o ai cittadini del Nord, il latte tre o quattro volte in più rispetto alla media nazionale dopo lo scandalo della Parmalat di Tanzi o quello delle truffe per le quote latte imposte dalla UE (per la cronaca gli importi delle multe sono stati estesi a tutti i contribuenti italiani e non su base regionalistica).

Per non farvela lunga i deputati e senatori del Pd, Impegno e Tomaselli in testa, hanno poposto la Tariffa Unica Nazionale il cui testo, uscito dalla Camera, prevedeva, per gli automobilisti virtuosi, uno sconto che doveva essere tale da «commisurare la tariffa applicata a quella media applicata a un assicurato con le medesime caratteristiche soggettive e collocato nella medesima classe di merito, residente nelle regioni con un costo medio del premio inferiore alla media nazionale, riferito allo stesso periodo».

Contrordine campagni, probabilmente sotto le ingerenze delle lobby delle assicurazioni, i senatori piddini hanno cambiato idea. Lo spiega Marco Esposito su Il Mattino:

Il Partito democratico, però, è lo stesso Pd che ha promosso la Tariffa Italia e che anzi l’ha inserita tra gli obiettivi raggiunti dal governo Renzi. È scoppiato quindi uno scontro interno, ancora acceso in queste ore, tra chi come i parlamentari campani chiede il rispetto di quanto approvato con gran fatica alla Camera e chi nel Parlamento e nel governo non è sordo ai desideri delle compagnie assicurative, le quali si sono dette da subito contrarie a qualsiasi forma di tariffa vincolata.

La differenza tra il testo approvato alla Camera e l’emendamento presentato dalla maggioranza al Senato può apparire minima. Anche nel testo del Senato si parla di sconti per i virtuosi, sconti che devono essere «aggiuntivi e significativi» oltre che «obbligatori». E c’è persino una multa per chi non li pratica. Ma quelle parole, come ben sa una massaia, non vogliono dire nulla se non si conosce il prezzo al quale si applica il bonus. Lo sconto può anche arrivare al 70% come nei saldi di fine stagione, però se il prezzo nel frattempo viene aumentato il risultato finale non cambia. Davvero una beffa, in tale quadro, è il raddoppio del valore delle multe per le assicurazioni che non si adegueranno a queste condizioni: praticare uno sconto significativo su un prezzo deciso dalla stessa compagnia infatti non è certo un vincolo difficile da rispettare. L’assicurazione, in pratica, potrà alzare a piacere le tariffe a Napoli e a Caserta e poi praticare uno sconto significativo a chi installa la scatola nera, senza però portare il livello di prezzo del cliente in prima classe di Napoli allo stesso livello di quello in prima classe di Milano.

Manco a farlo apposta esulta un quotidiano come Il Giornale che per l’appunto scrive:

Se i rumors fossero confermati, gli automobilisti settentrionali potrebbero tirare un sospiro di sollievo perché cadrebbe definitivamente l’ipotesi della tariffa nazionale che avrebbe penalizzato le Regioni più virtuose

Qualcuno spieghi ai giornalisti de Il Giornale che in Italia la responsabilità civile, penale o amministrativa si misura su base individuale e non d’appartenenza regionale. Non esistono regioni più o meno virtuose di altre, semmai cittadini. Ma nell’Italia del terzo millennio si fa ancora fatica (per interessi) a comprenderlo.