Ecco cosa uccide veramente i figli del Sud

Foto tratta da caffenews.it

Stamattina su buona parte della stampa italiana sembra di leggere i dispacci delle truppe piemontesi quando giunsero al Sud. L’unica differenza è che a raccontare di questa varia umanità lazzarona e delinquente atavicamente, sono giornalisti in gran parte napoletani, emigrati al Nord, figli di quella borghesia che ha sempre guardato ai figli di Scampia o del Rione Traiano con un certo disprezzo e fastidio.

Gli stessi che, senza in alcun modo scendere nel merito delle vicende, ma giusto a titolo di esempio, se un poliziotto bianco spara ed uccide un afroamericano nella periferia degli Usa, si schierano , a prescindere, col secondo. Se lo stesso episodio accade a Napoli, cambiano prospettiva e chiamano in causa ragioni vecchie di due secoli per dimostrare che la colpa è del napoletano.

Le colpe sono molto più recenti in realtà e se pure Save the Children aveva messo in guardia i governi italiani succedutisi nel tempo, sul fatto che la mancanza di investimenti nell’ istruzione al Sud, poneva a rischio la crescita sana dei bambini meridionali, vuol dire che risulta alquanto retorico e banale chiamare in causa lazzari e sanfedisti.

A tutti questi giornalisti persi nel delirio da stereotipi e pregiudizi, riporto un estratto tratto da Tecniche della Scuola:

Questi dati, del resto, sono figli del sempre minore investimento per l’Istruzione dei giovani del Mezzogiorno. Si va dal decremento della spesa che nel quinquennio 2007-2012 le amministrazioni comunali del Sud hanno riservato all’istruzione (-13%), mentre per gli stessi capitoli di spesa i Comuni delle Regioni centrali e del Nord hanno rispettivamente incrementato la spesa del 4% e dell’8%, alla riduzione di insegnanti che operano nelle stesse aree del Paese: per il prossimo anno scolastico, infatti, il Miur ha previsto la cancellazione di 14 cattedre in Abruzzo, 58 in Basilicata, 183 in Calabria, 387 in Campania, 33 in Molise, 340 in Puglia, 27 in Sardegna. Tranne l’Umbria, dove vi sarà un decremento di appena 11 posti, tutte le altre regioni del Centro-Nord avranno un numero maggiore di docenti.
La riduzione non risparmia l’area dell’handicap: negli ultimi anni il numero di docenti di sostegno che operano nel Meridione si è ridotto sensibilmente, con la sparizione di oltre 4mila posti di cui 2.275 solo in Sicilia e 900 in Campania. Inoltre, il Mezzogiorno presenta la percentuale più bassa di scuole con scale e servizi igienici a norma.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “è giunta l’ora di invertire il gap di investimenti che lo Stato riserva alle regioni: il Sud ha bisogno innanzitutto di organici di personale maggiorati, soprattutto nelle aree più a rischio dispersione. Ma anche di investimenti a livello strutturale: è esemplare quanto è accaduto in Sicilia nel 2012, dove la mancanza di risorse e di mense scolastiche ha fatto sì che il tempo pieno nella scuola primaria è stato attivato solo per il 3% degli alunni. Mentre in Lombardia era presente nel 90% delle scuole primarie. Se non si inverte questa tendenza con un serio piano di sviluppo economico, di implementazione di idee e risorse, il meridione – conclude Pacifico – è condannato all’eutanasia”.

Raccontare episodi come quello del ragazzo ucciso al Rione Traiano, adducendo ragioni storiche vecchie di due secoli è miope e a tratti razzista. Le ragioni sono molto più vicine nel tempo e riguardano i mancati investimenti al Sud, il taglio del cofinanziamento per i fondi europei, la mancanza di scuole, il taglio degli investimenti contro la dispersione scolastica.
Se poi vogliamo prendercela con lazzari e sanfedisti, beh possiamo pure tornare indietro ad aragonesi e normanni…

Un pensiero anche a chi ha premuto il grilletto a 22 anni. Probabilmente un altro figlio di quel Sud dove il concorso pubblico nelle forze armate o dell’ordine , più che una vocazione è sempre più una scelta obbligata per non lasciarsi fagocitare dall’emigrazione o dal precariato.