Ed anche la stampa borghese si accorse del razzismo antinapoletano

Da quando è nato questo blog, insieme a tanti altri, ci siamo preoccupati di denunciare i cosiddetti cori di discriminazione territoriale (che fino a meno di 10 anni fa neanche erano qualificati come tali). Quando sostenevamo che usare “napoletano” come insulto, come archetipo di delinquente, era grave tanto quanto appellare “negro” qualcuno, accomunando gli uni e gli altri alla comune nazione dei meridionali del mondo, carne da macello, invisibili senza dignità, dicevano che quei cori in fondo erano “goliardia”.

Ma i tempi, per fortuna, sono cambiati.

Così anche la stampa “borghese” ha compreso le radici dell’odio e del razzismo che sottende quelle manifestazioni di inciviltà.

Uno dei suoi massimi esponenti, Pierluigi Battista fa finalmente outing e dalle pagine di Sette, inserto del Corsera, scrive:

Conclude Battista: non si insultano i baresi, i siciliani, i calabresi alla stessa maniera dei napoletani. C’è un di più psicologico e antropologico contro il simbolo di Napoli che mi resta oscuro.