ELEZIONI 2018 / Le orchiti prodotte dagli analisti del voto meridionale

Gli analisti del voto che non ne hanno azzeccata una dai tempi della Brexit, ci stanno ammorbando e provocando orchiti  con le loro considerazioni sul Sud che vota in massa una determinata forza politica soltanto per godere delle condizioni di assistenzialismo che essa offre (in contrapposizione al voto leghista settentrionale che, agli occhi dei dottori del talk show, gode di maggiore dignità e cittadinanza politica). Tralasciando, ovviamente, chi cerca le ragioni del voto meridionale in precise scelte direttive della criminalità organizzata.

Questa banalizzazione (o semplificazione) che ha il consueto intento di produrre l’oleografica narrazione tossica sul Sud sfaccendato e ignorante, che crede nelle scie chimiche e nella omeopatia in luogo dei vaccini (nulla di più errato andatevi a guardare le statistiche di chi ha scelto di vaccinare i propri figli ), è l’ennesimo alibi offerto ad un centro sinistra che da anni prende mazzate al Sud semplicemente perché anziché entrare nelle fabbriche preferisce farsi i selfie al suo esterno.  Semplicemente perché non ha avuto alcuna intenzione di risolvere le iniquità che affliggono i meridionali: dal costo del denaro più alto, alle Rc auto diversificate che sodomizzano gli automobilisti campani, all’assenza di infrastrutture (l’alta velocità muore a Salerno).

Fatevi un giro su questo blog per leggere tutto quanto il Sior Renzi ed i suoi epigoni hanno ignorato “vivisezionando” i terroni.

Gli analisti che suonano le zampogne nelle ultime 24 ore, tra l’altro , ignorano che nel Sud colorato di giallo nelle cartine della politica, vanno aggiunte le Marche. Una regione che è tra quelle più produttive (o meglio era visti gli attuali tassi di disoccupazione, provocati dalla crisi dei distretti calzaturiero, della carta e del mobile) di questo Paese, dove l’elettore medio ha preferito votare Cecconi (che ha smesso di rappresentare il partito per cui si era candidato, prima dell’inizio delle elezioni) e non Minniti. In un gesto assoluto ed estremo di antipolitica, come il marito che si evira la notte delle nozze per preservare la verginità della moglie.

Infine, avete logorato, per anni, i meridionali con la storia che vota una classe politica impresentabile. Bene. Le avete imposto podestà (oltre a Dinasty familiari) e viceré che non avete tirato fuori dal fango neanche quando occorreva, avallando le inchieste giornalistiche (in quanto terroni pure loro e quindi sicuramente camorristi). Bene, i campani hanno deciso di voltare le spalle proprio a quei podestà e viceré che avete coccolato per anni prima di lasciare nel fango.

E ora ancora ce la menate con la storia del reddito di cittadinanza? Fate una cosa, andate ad interrogare 100 elettori dei 5 Stelle, chiedete loro quanti sanno che nei punti del programma pentastellato esiste il reddito di cittadinanza.

Caro centro sinistra,  è vero che il voto del Sud segna un cambiamento culturale, ma è di chi cercava una rappresentanza, ignorata da chi scientemente si è voltato altrove (da più di un lustro De Magistris ve le suona a Napoli e voi continuate a cantarvela da soli). Del resto è nell’elettorato del PD che i 5 Stelle hanno pescato i voti per il “cappotto” meridionale. Il nord ha votato lega per protesta, pure qualche terrone ha votato la lega al Sud, ma gli altri hanno avuto la dignità di rivolgersi altrove. Sentite a me, continuare a considerare i meridionali come il buon selvaggio con l’anello al naso, sfaccendato e senza arte né parte, produrrà ulteriori mazzate elettorali.

PS: alle politiche del 2013, quando il voto pentastellato era diffuso soprattutto al Centro Nord e poco o per nulla al Sud, gli stessi analisti di cui sopra si affrettavano a liquidare questa refrattarietà con la “consueta incapacità del Mezzogiorno a metabolizzare le novità”.