Favorite i biglietti prego, solo negri e napoletani

Leggevo stamattina lo status di un amico su Facebook, su un diretto in partenza per l’Aquila dall’Umbria, il controllo dei biglietti veniva richiesto solo ai cittadini extracomunitari che in soldoni si può tradurre con un più semplice: veniva richiesto il biglietto ai soli “negri”, visto che nessuno ce l’ha scritto in faccia se è extracomunitario o meno. E neppure se è clandestino o regolare. E neanche se è un mafioso o un evasore fiscale. Ma la pelle, come l’accento quelli non te li puoi levare di dosso.

La notizia non mi ha stupito perchè della stessa (paradossale) situazione sono stato testimone anche io questa estate su un treno regionale che dalle Marche portava a Rimini. Alla medesima scena ho assistito anche su un diretto, uno degli ultimi in partenza da Roma Termini diretto a Villa Literno, la scorsa estate. Un ragazzo di Latina seduto di fronte a me sospirò: ” meno male che ce stanno loro ( “i extracomunitari e li negri”, ndr) che manco ce l’avevo io il biglietto” e ridacchiava guardando la propria immagine sul riflesso dei finestrini lerci.

Era l’autunno del 2007 quando mi resi conto che se mancano negri da controllare allora la seconda categoria da apartheid sono i napoletani.

Con degli amici marchigiani percorrevamo la Salaria diretti a Roma. Io in una Cinquecento nera, loro trasportavano un Ducato aziendale che non avrebbe potuto circolare in un giorno festivo. Al confine tra Marche e Lazio, nella provincia di Rieti, subito dopo una curva, fummo fermati da una pattuglia di carabinieri. Noi che viaggiavamo in Cinquecento eravamo certi li avrebbero multati per la storia del furgone. Ed invece dopo 5 minuti li lasciarono andare.

Fu quindi il mio turno. Patente e libretto. Rassicurai i miei ospiti che un po’ temevano qualche sorpresa, “tranquilli ragazzi ho tutto in regola, cinque minuti e abbiamo finito”. I minuti invece passarono inesorabili e lunghi. Cinque, dieci, quindici, poi trenta.

Scesi dall’auto e mi avvicinai alla volante dove i due militi armeggiavano coi miei documenti e un pc portatile. “Maresciallo chiedo scusa, c’è qualcosa che non va?” chiesi col terrore di chi ha visto quel film di Alberto Sordi dove un povero Cristo fermato alla frontiera, per uno scambio di persone va in galera e ci resta per l’intera durata del film.

Quello col grado più basso con un chiaro accento pugliese rispose quasi giustificandosi “ma tu a Roma che vai a fare”? – “mi perdoni maresciallo, accompagno questi amici, ma occorreva il passaporto forse?” chioso mai immaginando che la mia ironia celava invece una amara verità, “vedi” fece il carabiniere pugliese “il fatto è che sei nato a Napoli e in queste zone i napoletani sono attenzionati (spallucce) ordini superiori…spaccio investimenti della camorra” concluse come se stesse snocciolando gli ultimi grani del Rosario.

Feci un passo indietro, poi un altro ancora cercando di immaginare cosa potessi avere in comune con capa storta, zecchinedda, cicciotto ‘o criminale, peppe ‘o malommo e tutta quella vasta congerie di esseri non sempre in grado neppure di articolare un pensiero di senso compiuto e che pure avevano (ed hanno) in scacco una regione intera, miliardi di euro sul conto corrente, e monezza tossica da interrare ovunque. Gente libera di agire indisturbata in mezzo mondo con chissà quante e quali connivenze in alto loco e quanti “grandi vecchi” pronti ad indirizzarli dove serve, altro che posti di blocco sulle strade di provincia. Cosa avevo in comune con costoro? La comune origine regionale, un marchio come quello della pelle dei “negri” da controllare, “extracomunitari attenzionati” come avrebbe detto il milite pugliese sui treni regionali.

“Tutto apposto tutto apposto” fece quello più alto in grado restituendomi i documenti e tranciando di netto la discussione, poi, rivolgendosi al collega “io so calabrese e tu sì pugliese, nè ma che cazzo stiamo facendo?”. Fu allora che compresi il peso della discriminazione territoriale oltre quello che avevano sempre addotto a giustificatorio “sfottò”.

Meno male che ci stanno negri, napoletani, terroni, froci, ebrei, “mussulmani” extracomunitari e pregiudizi vari che coprono sozzure e mafiosità di lor signori senza biglietto.