Fondi Europei: la gestione del Governo, a due velocità

In un intervento sul proprio profilo Facebook, il giornalista Marco Esposito spiega bene la nuova gestione fondi europei, figlia del taglio del cofinanziamento statale per le regioni meridionali.

Esposito racconta, in maniera lineare, le evidenti discriminazioni che però non tutti i cittadini conoscono. Ma partiamo da principio:

I fondi Ue hanno una regola: l’Europa te li dà se lo Stato che li riceve partecipa al finanziamento dei progetti autorizzati in misura variabile  (50% se è uno stato ricco e 25% se è uno stato povero). I soldi europei non rientrano nel famoso “patto di stabilità”, cioè possono essere spesi senza sfondare le soglie di deficit annuo (3% del Pil). Il cofinanziamento invece oggi è una spesa che fa aumentare il deficit.

 

Così esordisce il giornalista de Il Mattino che poi prosegue:

Molti paesi europei stanno dicendo all’Europa: ma se non ce la faccio a spendere il cofinanziamento per il vincolo del deficit al 3% non spendo neppure i fondi europei con danni per la crescita e gli investimenti: è più giusto che tutti i fondi europei (quelli che arrivano dalla Ue e quelli che mette lo stato nazionale) siano fuori dal patto di stabilità. Un ragionamento sensato in fase di crisi come adesso. E che sembra che la Ue stia per accogliere.

 

L’Italia del tandem Renzi/Del Rio si organizza:

Per prima cosa tagliano il cofinanziamento dal 50% finora utilizzato in tutta Italia al 25%; ma il taglio riguarda solo le regioni del Sud. In questo modo risparmia 12 miliardi di euro (2014-2020) che, dice Derlrio, finiranno in un nuovo fondo sempre a disposizione del Sud che quindi non perderebbe un centesimo. Nel frattempo l’Italia lascia al 50% il cofinanziamento dei fondi europei destinati al Centronord.

 

Tutto come prima, allora? Ma neanche per sogno:

se l’Ue dice sì alla regola della libera spesa dei fondi europei (quelli provenienti dalla Ue e il cofinanziamento) il Nord Italia per ogni euro che riceve da Bruxelles ne aggiunge uno da Roma e tutto l’investimento è liberamente spendibile. Al Sud, con il cofinanziamento al 25% dell’investimento per ogni euro che arriva da Bruxelles Roma mette appena 33 centesimi, ovvero un terzo di prima e un terzo del Nord.

Poi Roma, per accontentare il Sud, dichiara che in un fondo “parallelo” ci saranno i tanti 67 centesimi risparmiati dal cofinanziamento per ogni euro ricevuto da Bruxelles, per un totale di 12 miliardi.

 

Poichè, tuttavia  quei 12 miliardi, sono fuori dai  Fondi Ue, succede che: rientrano sicuramente nel deficit e quindi mettono a rischio il parametro del 3%. In parole semplici: non si potranno spendere o lo si potrà fare in modo molto diluito nel tempo.

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