Franceschini: le opere dei Farnese a Capodimonte, ritornino a Parma (e te pareva).Ecco perchè civilisticamente e storicamente dice una sciocchezza.

C’è una leggenda metropolitana dal retrogusto storico che si sta diffondendo in queste ore ed ha come principale latore nientepopodimeno che il Ministro dei Beni Culturali, Franceschini  che si è messo in testa di voler portare a Parma la napoletanissima collezione Farnese: ritorni nei luoghi d’origine.

Ma come?! Ripercorriamo la vicenda storica delle opere così come la riporta Drusiana Vetrano su Identità Insorgenti:

La collezione Farnese (di questa si sta parlando) appartiene legittimamente alla città di Napoli. Carlo di Borbone, infatti, figlio di Elisabetta Farnese, nel 1735 si portò la collezione a Napoli.

 E la collezione Farnese si legò così tanto a Napoli da restarci anche quando Carlo III salì al trono di Spagna. Esiste, infatti, un testamento ancora valido in cui il sovrano dona la collezione alla città partenopea. E dopo 300 anni, l’ennesimo ministro antinapoletano annuncia quello che sarebbe un vero e proprio atto di illegalità, “per favorire il turismo”, dice. Certo, il turismo di Parma. La colonia Napoli può anche morire. A chi interessa?
 Ad ogni modo, non sarebbe neanche il primo furto subito dalla collezione Farnese di Napoli. Tra il 1919 ed il 1928, infatti, l’allora governo fascista “restitui’” illegittimamente a Parma e Piacenza la bellezza di oltre 130 tele della collezione. Carracci, Parmigianino, Spolverini, Draghi, Mazzola, Brescianino, Ricci. Tele che non faranno mai più ritorno a Napoli, tradendo quel testamento in cui il LEGITTIMO proprietario le donava alla città di Napoli.
L’avvocato Rocco Bruno Condoleo spiega perchè le affermazioni di Franceschini siano assolutamente apodittiche oltre che paradossali:
Premetto, per entrare subito in argomento, che l’eredità consiste in un patrimonio, che passa nella titolarità giuridica di un altro soggetto per successione a causa di morte di una persona fisica.
Il fenomeno ereditario rappresenta da sempre un aspetto cruciale dell’organizzazione istituzionale di ogni società umana ed è regolato da apposite leggi dello stato.
Nell’ordinamento italiano, come pure in quello regolato dalle leggi dell’antico Regno di Napoli, del quale fu Re legittimo Carlo di Borbone, il patrimonio si trasferiva esattamente come si trasferisce tuttora: dal “de cuius” ai successori o per legge (successione legittima), o per testamento (successione testamentaria).
Ciò premesso, essendo stato Re Carlo anche erede legittimo della madre, la regina di Spagna Elisabetta Farnese, nonché per 4 anni granduca di Toscana, e quindi diretto titolare, anche in proprio, dei beni appartenenti all’asse ereditario dei Farnese, esistenti nel palazzo ducale di Colorno, ed avendone avuto a giusto titolo, pertanto, la piena e assoluta disponibilità, ha, nel suo incontestabile diritto, lasciato questi stessi beni, da Lui trasferiti legittimamente a Caserta, al popolo napoletano, che ne è diventato “pleno jure” e cioè a tutti gli effetti il valido e regolare proprietario!
Insomma Ministro, è vero che quando si parla di Napoli a voi viene facile il riferimento al concetto di “furto” ma, se vogliamo avviare il domino delle restituzioni, dovremmo iniziare a svuotare musei di mezza Italia e restituire le opere alle municipalità da cui furono “prelevate”. E forse pure l’Italia dovrebbe restituire qualcosa a paesi come la Grecia ad esempio. I coloni magno greci ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile in fondo. Caro Ministro vuole farla una vera rivoluzione? Abolisca le Soprintendenze e smettiamola con questa schizofrenica e continua richiesta di spostamenti delle opere d’arte in virtù di principi e pretesti inventati all’uopo per ogni circostanza.