Giuseppe Villella: con quale diritto?

Nacqui a Motta Santa Lucia il 17 Febbraio del 1795. Fui battezzato. Vissi da giovinetto la seconda invasione francese, quella nel 1806, che portò tragedia epocale nella mia Calabria diventata l’ultimo baluardo armato della Terza Coalizione contro la sanguinaria Grand Armèe di Napoleone. Non fu meno triste lo stato d’assedio imposto dai piemontesi nel 1861. La mia fu un’onesta vita di bracciante fino a 69 anni ma ho sempre avversato i conquistatori della mia terra nei modi in cui potei farlo. Mi dissero brigante e ormai vecchio, strappandomi ai miei cari, mi deportarono nel Nord Italia, nel carcere di Vigevano. Poco dopo il mio arrivo mi ammalai gravemente per freddo e per fame e fui trasportato morente a Pavia dove resi l’anima a Dio il 16 Agosto del 1864. La mia testa fu espiantata da Cesare Lombroso, senza permesso alcuno, per diventare il portaoggetti della sua scrivania. Dopo alcuni anni, scrutando il mio cranio, Cesare Lombroso immaginò di trovare una fossetta nel mio occipite quale causa della mia presunta attitudine a delinquere e mi pose ad esempio mondiale quale delinquente atavico. Io però, non ho mai rubato in vita mia nè ammazzato alcuno. Il mio cranio è ancora oggi esposto a Torino nel Museo intitolato a Cesare Lombroso. Così mi trovo in un posto sbagliato da oltre un secolo, scrutato da occhi paganti e indiscreti. Perché? Non dovrei forse essere nella mia Motta Santa Lucia…con la mia gente, con i miei morti? Con quale diritto mi si infligge questa pena?

Giuseppe Villella

 

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