«Ho il cancro, vivo nel triangolo della morte Fermate le discariche della camorra»

 

 

Questa lettera aperta,drammatica, è stata scritta da V.C, 35 anni, al sito parallelo 41:

Sia d’esempio a chi ancora non crede che qui, tra la provincia di Napoli e Caserta, viviamo nella terra dei veleni. È il 2007: ho 29 anni, architetto, manca appena un mese alle mie nozze (nella foto sono con mio marito, Luca Pagano). “Hai un tumore maligno. Sei in gravi condizioni. Devi iniziare subito le chemio. Ti dobbiamo ricoverare con urgenza”. Questa è la notizia che mi danno i medici dell’Istituto Nazionale per i tumori, il Pascale di Napoli. In un attimo la mia vita è cambiata, con i miei cari siamo precipitati nell’abisso della malattia e della sofferenza.
Accadono tante disgrazie nel mondo, tante catastrofi naturali, verrebbe da pensare. Invece qui si parla di un’altra storia. Di una malattia inflitta da un uomo a un altro uomo. Avete capito bene. Il mio tumore è stato causato da altre persone.
Stile di vita sano, mai fumato, mai fatto uso di sostanze stupefacenti. La mia vita si svolgeva tra casa, chiesa e Università. “Se non ti ricoveriamo subito, ti resta un mese di vita”. Mi sembrava assurdo. Come era potuto accadere? Fu il primario dell’ospedale a darmi la risposta: “Ma come, non avete mai sentito parlare del triangolo della morte? Già da tempo se ne è occupato The Lancet oncology, una delle più prestigiose riviste internazionali di oncologia. Tu vivi nel bel mezzo del triangolo della morte, tu vivi lì”.
Quest’area comprende ampi territori che vanno dalle provincie di Napoli Nord a quelle di Caserta Sud. Territori violentati dalla camorra, con l’ausilio talvolta di politici corrotti e collusi. In questi territori vengono sversati, in regime di evasione fiscale, tonnellate di rifiuti industriali altamente tossici; diossine e policlorobifenili sono il minimo che si possa trovare. Arrivano nelle nostre campagne migliaia di tir senza alcun monitoraggio, senza alcuna tracciabilità. Sversano, interrano, bruciano, ammazzano.
Luoghi privilegiati di sversamento sono le campagne. I liquami vanno nei terreni coltivati, i rifiuti tossici industriali solidi vanno dati a fuoco. Le ceneri si riversano su ortaggi e verdure venduti in tutt’Italia. È stato calcolato che nel 2064 i liquami interrati raggiungeranno la falda acquifera. Sarà un disastro mille volte più potente di una catastrofe nucleare, e il peggio è che noi lo sappiamo.
Noi lo denunciamo. Noi non abbiamo paura. Cerchiamo in ogni modo di far conoscere il nostro dramma, facciamo quello che a un cittadino comune non compete fare, ma che ci si aspetterebbe da chi ci governa e da chi dovrebbe tutelare la nostra salute e il nostro territorio. Noi gridiamo per la morte nostra e dei nostri figli. Gridiamo al mondo intero. Qui il dramma si perpetua nel tempo, è mortalmente continuo, paradossalmente infinito. Sversano ogni giorno. Abbiamo paura di mangiare frutta e verdura contaminata, abbiamo paura di respirare. Ma noi siamo più forti della camorra, loro ci hanno usato come discarica dell’Italia, ma noi gridiamo ogni giorno di più. I nostri morti gridano di più. I nostri cimiteri sono pieni di bare bianche, le foto dei bambini sulle lapidi gridano vendetta agli occhi di Dio.
Il triangolo della morte in pochi anni è diventato il poliedro della morte; i territori contaminati si stanno allargando a zone prima estranee a questo dramma umanitario. Perché non esiste il monitoraggio dei tir? Perché la regione Campania è tra le poche d’Italia a non avere il Registro dei Tumori? Perché non esiste una legge seria contro i reati ambientali? Perché piccole dosi di PBC (vale a dire: policlorobifenili) a Brescia della fabbrica Caffaro vengono monitorati e viene riconosciuto il danno ambientale, mentre dosi 700 volte maggiori di questa stessa sostanza nella regione Campania non vengono neanche considerate? Perché lì bonificheranno, avendo riconosciuto l’altissima pericolosità di questa sostanza, mentre nella regione Campania sono state sversate incautamente e pericolosamente tra Acerra e Caivano altissimi quantitativi di Policlorobifenili? Perché lì hanno effettuato 1.200 analisi per 25.000 bresciani e da noi 86 per 3.000.000 di persone?
Chi deve darci soluzioni concrete ed efficaci? Non vogliamo più parole. Vogliamo solo vivere. Vogliamo respirare. Noi non ci arrendiamo. Fino alla fine.
La mia vita, per fortuna va avanti, le ultime analisi al Pascale le ho fatte la scorsa settimana “Sta bene, mi hanno detto” e io ho pensato: “Quindi il Signore mi dà ancora la forza per continuare a combattere la nostra battaglia per salvare la terra dei veleni e i suoi abitanti. Insieme è possibile; se ognuno facesse la sua piccola parte…”

Fonte: parallelo41