I Bronzi restano in Calabria: ora portiamo i turisti a Reggio!

La decisione di lasciare i Bronzi di Riace in Calabria forse era nell’aria, un pò si intuiva quando Sgarbi aveva deciso di lasciar perdere con questa fissazione di portare gli omaccioni bronzei calabresi all’ombra della “Madunina”.

Troppe le pressioni dell’opinione pubblica. Del resto, come dice spesso Pino Aprile, “uomini ordinari, possono fare cose straordinarie”. Ecco, è quello che che è successo. Le sculture restano laddove meritano di stare e anche per chi come me aveva dato voce alla protesta da questo blog, è una piccola soddisfazione.

Ma ora vogliamo far partire il contropiede o ad agiarci su quanto già acquisito col ritrovamento del bene archeologico?

Da questo punto di vista mi sento di raccogliere in pieno l’annuncio di chi esorta imprenditori ed istituzioni a portare turisti a Reggio Calabria in particolare ed al Sud in generale, in occasione dell’Expo.

È giunto il momento che istituzioni locali ed impresa facciano “sistema”, quello virtuoso, e si organizzino perchè l’occasione della pubblicità gratuita che comuqnue la bagarre ha offerto e che ha incrementato il numero di turisti al museo che ospita i bronzi, venga alimentata. È giunto il momento che gli operatori turistici e tutto l’indotto che gravita intorno al turismo proponga offerte ed opportunità di viaggio a chi giungerà, non solo per l’Expo, per mostrare loro i tesori del Sud.

Mancano i collegamenti ferroviari? Bene, anzi male, ma si creino consorzi di autotrasporto tra privati che suppliscano a questa deficienza e affrontino uniti i costi che pure la crisi comporta. Succede già in alcune regioni italiane, del resto, e muovono persone dalla costa tirrenica a quella adriatica e viceversa proprio per mancanza di collegamenti ferroviari.

È tempo che quella imprenditoria (che ha risorse) e che guarda con simpatia e passione all’universo meridionalista inizi (o continui a seconda dei casi, visto che tanti imprenditori agiscono già in tal senso) a mettere mano ad investimenti che possano dare sostanza alle cause per cui si lotta e ci si spende in termini di “pressione” sulle istituzioni. L’Expo può offrire questa opportunità e mostrare al mondo quella parte di Paese dal fascino indiscutibile, dalle specialità enogastronomiche uniche (seppur vilipese).

O vogliamo continuare a baloccarci con le solite vittorie di Pirro? Affermare la bontà di un prodotto va bene, ma quel prodotto poi va venduto e distribuito. Altrimenti l’aver sostenuto che è migliore di un altro, per passione, tradizione e qualità, non è servito a nulla; e le inchieste confezionate a tavolino per spostare interessi su posizioni diverse, in un settore, quello enogastronomico, che tiene botta alla crisi, non fanno altro che raggiungere il loro scopo.