I sindacati lucani snobbati da Trenitalia

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Pino Aprile sulla propria pagina Facebook da conto di una vicenda tutta italiana:

È passata quasi come una non-notizia una faccenda che avrebbe dovuto suscitare indignazione, proteste, imbarazzi in Parlamento e nel governo, prese di posizione dure e ufficiali da parte di ministri.

Di cosa parlo? Della trasferta di un centinaio di sindaci lucani che si sono recati a Roma, per chiedere a TrenitaliaDellaLegaNord di rendere i collegamenti con la loro regione meno da Terzo Mondo (ops, chiedo scusa, non si può più dire: quello che fa TrenitaliaDellaLegaNord nel Mezzogiorno non è consentito nel Terzo Mondo). I dirigenti dell’azienda non si sono nemmeno degnati di riceverli i sindaci, di ascoltarli. Manco fare finta. Dinanzi alle insistenze, hanno mandato da loro qualcuno con funzione di usciere a liberare il passaggio dai disturbatori.

Se la maledetta TrenitaliaDellaLegaNord ha potuto sbattere in faccia a cento rappresentanti delle istituzioni e dei cittadini, lì con la fascia tricolore, tutto il disprezzo, il fastidio, il razzismo che contraddistingue questa azienda che mangia a sbafo con i soldi nostri e ci sputa in faccia i noccioli, è solo perché si sente al sicuro e spalleggiata dai governi anti-meridionali che si sono succeduti, con particolare virulenza, negli ultimi vent’anni e passa.

Se questo accade, è solo (inutile nascondersi dietro un dito) perché sia quei governi che TreniItaliaDellaLegaNord sono gestiti dagli stessi poteri, di cui si intravede presenza e identità nella distribuzione degli appalti e delle tangenti, oltre che nella imposizione del dove investire e come.

I personaggini messi a far finta di governare, gestire ministeri e ferrovie sono meri esecutori di strategie e spartizioni decise altrove, con il silenzio e la nutrita connivenza dei rappresentanti politici meridionali, di qualunque colore (dominante, di fatto, è quello dei soldi). Poche e ininfluenti le eccezioni.

Per questo ci si può permettere di sbeffeggiare pubblicamente e impunemente i meridionali (dicendo che, per fare le ferrovie al Sud, dopo un secolo e mezzo, i geologi devono prima analizzare le rocce), come fa, con foreste di peli sullo stomaco, quel Graziano Delrio che in dieci anni sindaco a Reggio Emilia non si è mai accorto che la sua città diventava “il bancomat della ‘ndrangheta”, nonostante avesse persino affrontato, per la prima volta in vita sua, nientemeno che il superamento della latitudine terrona, in gita istituzionale con fascia tricolore a Cutro, nel Crotonese, per arruffianamento-voti, si presume (foltissima e potente la colonia cutrese a Reggio Emilia), per la festa del santo patrono: nel feudo del boss Grande Arachi, imprenditore a Reggio Emilia.

Per questo è così importante l’iniziativa, finalmente, dei cento sindaci lucani (complimenti; bravi), guidati dall’assessore regionale ai trasporti, Aldo Berlinguer, dal presidente dell’Associazione dei sindaci lucani, Salvatore Adduce (il sindaco che ottenne per Matera la nomina a capitale della cultura 2019 e che il Pd trombò immediatamente dopo, alle elezioni successive, per rispettare, a occhio, la regola che nessuno deve emergere oltre la nota troika al servizio di ogni governo e il cui silenzio è stato molto istruttivo, in occasione del recente scandalo petrolifero), e dai presidenti delle Province di Potenza, Giuseppe Valuzzi e di Matera, Francesco De Giacomo.

La colleganza, in politica, e soprattutto all’interno dello stesso partito o allo stesso livello di carriera (sindaci) è normalmente “odio vigilante”. Quindi essere stati capaci di agire insieme, per un obiettivo sacrosanto e comune, va a tutto merito e onore dei sindaci e degli altri esponenti delle istituzioni lucane che hanno dato vita a questa civilissima protesta. Il che fa risaltare ancora di più l’immondo comportamento dei dirigenti di TrenitaliaDellaLegaNord: una vergogna che andrebbe punita come merita, se chi dovrebbe farlo non fosse legato mani e piedi alle stesse logiche. Chiamiamole così.

Verrebbe da pensare che i sindaci, considerato l’andazzo di questo governo e dei precedenti, e dei criteri trenitalioti, non dovevano rivolgersi ai dirigenti dell’azienda, che conteranno come il due di coppe con briscola a denari, nelle scelte, ma, come il papà della ministra Boschi, chiedere consiglio a Flavio Carboni, di comprovata autorevolezza massonica “deviata” (da che?), dalla P2 in poi, sino a oggi, debitamente munito, come si conviene per essere importanti, in Italia, di una condanna definitiva; o rivolgersi a Denis Verdini, guardiano di Renzi e grande ammiratore del condannato definitivo per mafia Marcello Dell’Utri. Sono questi quelli che contano (di cui si sa; poi ci sono quegli altri…).

Soltanto questo genere di logiche depravate e degradate può spiegare la “regionalizzazione” del traffico ferroviario, per rendere “federale”, ovvero razzista, persino il treno. Per legge. Il che comporta che solo le regioni più ricche (con sistematica sottrazione di risorse alle altre) possono permettersi un trasporto ferroviario meno indegno.

E non se la passano meglio le zone interne del Nord, diciamo le linee che interessano i lavoratori meno facoltosi, i pendolari. Le ferrovie decenti sono per il Nord e per i ricchi. Ai molti è concesso di pagare il privilegio ai pochi. Persino lo sciopero penalizza, come nel caso del più recente (e non solo), i pendolari, ma lascia correre i treni ad alta velocità. Vorremo mica infastidire lorsignori? Quindi, la difficoltà, a opera dei sindacati, è stata creata per i meno abbienti.

Ma questa iniziativa dei sindaci lucani è un segnale importante; da sostenere, coltivare, far crescere. Se si adoperassero per estendere la loro protesta, tutti dovremmo aiutarli. Questa mossa può essere l’inizio di qualcosa, a cui ognuno dovrebbe contribuire, senza badare a colore politico, simpatie e antipatie.

I lucani sono quattro gatti (ottimi generali, ma senza esercito); sono lenti a muoversi, ma quando lo fanno, fermarli è dura (Tutt ‘e paise da Baselecat, se so’ scetat e vonn luttà). Chiedete a Carmine Crocco, a Ninco Nanco.

Il nemico è lo stesso per tutti: TrenitaliaDellaLegaNord e quel pungo di affaristi che usa governo e azienda per i propri comodi (non crederete mica che quando l’immondo governo Renzi-Delrio ha destinato 4560 milioni di euro per le ferrovie, 4500 da Firenze in su e 60 da Firenze in giù, lo abbia fatto perché “hanno deciso”, eh? Qualcuno ha deciso, certo; ma non loro). Di questo passo faranno, non rimpianti da nessuno, la fine dell’Alitalia: il Sud non perderebbe niente, avrebbe solo da guadagnarci.

Ma queste logiche che paiono imbattibili temono una cosa sola: la gente che si muove. Intanto, potremmo far sapere a TrenitaliaDellaLegaNord cosa pensiamo del loro modo di agire. Poi non sarebbe male, a partire dalle volontà che cominciano a manifestarsi, costruire una opposizione ferroviaria meridionale.
Scanniamoci pure fra di noi, ma tutti insieme contro di loro.