Il nuovo esemplare di utente dell’internet: il SAVIANISTA

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Da qualche tempo la già colorita fauna della rete si è arricchita di un nuovo esemplare, fanatico, a tratti irragionevole, poco incline al dialogo: il “savianista” (NB: è di questo esemplare che si parla nel post e non dello scrittore). Costui, tuttologo, esperto di camorrologia e mafiologia, fan sfegatato del buon Roberto Saviano, bazzica la bacheca del nostro da mane a sera, attendendo il superno verbo dell’autore di Gomorra che spazia su qualsiasi argomento che, il Nostro, intende trattare: dal buco dell’ozono all’ omicidio Kennedy, passando per la tripletta di Mertens, fino all’incremento del prezzo del cuoppo di fritto e del tarallo ‘nzogna e pepe venduto a Mergellina.

Conosce a memoria le battute di Gomorra (fiction che adoro) e crede che Genny Savastano sia il vero sindaco di Giugliano.

Il savianista (al limite del groupismo) non ammette che possa essere messo in discussione quanto Roberto scrive. E stì cazzi se si tratta ad esempio del buon Sandro Ruotolo, Giornalista Giornalista, uno dei veri eredi di Siani, uno che compie inchieste contro la camorra battendo palmo a palmo le terre sottratte allo Stato dai malavitosi  e, per questo, minacciato di morte, tanto che vive sotto scorta.

Oggi pure Sandro Ruotolo ha scritto:

Non ti chiedo di cambiare ma di comprendere che Napoli invece sta cambiando: è diventata un laboratorio straordinario di aggregazione, di democrazia dal basso. Quando negli anni ‘80 ho lavorato alla Rai di Napoli, lo scrittore Luigi Compagnone era un mio collega. Luigi amava descrivere la nostra città come un arcipelago dove, però, mancavano i ponti necessari a collegare le varie isole. Quando nel 1997 fu uccisa mia cugina Silvia Ruotolo, io me la presi con quella borghesia che faceva finta di nulla. Oggi non è più così. Segmenti della società civile sono andati oltre la pura indignazione.

[…]

Le piazze a Scampia ci sono ancora, ma si sono ridotte. Alcune sono addirittura diventate piazze della legalità. Lo spaccio di droga si è trasferito altrove. Nessuno si sogna di dire che Napoli è diventata un Eldorado. Sarebbe una presa in giro. Ma sai bene, caro Roberto, che se alle stese organizzate dalle paranze dei guaglioni si risponde esclusivamente inviando duecento soldatini a presidiare qualche strada, il problema non si risolve. Se sottrai risorse e investimenti, se non affronti la questione sociale, l’emergenza criminale è destinata ad affondare ulteriormente le sue radici. Con il rischio, poi, di vederle diventare inestirpabili. Dunque, non bariamo: il sindaco di una città non decide sulla sicurezza e sull’ordine pubblico. Può fare altro ma non questo. La responsabilità istituzionale appartiene al governo nazionale.

Da oggi il povero Ruotolo è diventato nù strunz qualunque agli occhi del savianista. E vagli a spiegare chi è Ruotolo, no, niente, il complimento più cortese è che sei un camorrista.

Quindi, anche Paolo Chiariello, giornalista di Sky ha scritto:

Non dirlo apertamente ma farlo credere pubblicamente e con prosopopea che il sindaco di Napoli Luigi De Magistris (pur senza mai nominarlo) è un caudillo che confonde proclami con realizzazioni è una frenastenia che serve solo a confondere le acque già torbide di una città che prova a ripulirsi. Roberto Saviano ha tanti meriti che vogliamo riconoscergli ma confonde sentimenti e risentimenti su una Napoli che, sia detto senza offesa, non conosce più. De Magistris può non piacere, può essere considerato troppo di destra o troppo di sinistra, può stare sul cazzo (perdonatemi il francesismo), lo si può apostrofare populista, movimentista o quello che civilmente si vuole dire di negativo sul suo modo di amministrare, ma certo non gli si può non riconoscere onestà, impegno al servizio di Napoli e il merito di aver dato una rotta ad una città che aveva trovato in bancarotta, senza servizi, piena di monnezza, sfiduciata, asservita a comitati d’affari vari, succube di una borghesia grigia e sotto camorra. Ripeto, De Magistris non è Gesù Bambino ma definirlo caudillo è insensato, sciocco, offensivo e ingeneroso. Ed è un giudizio che non lo si può giustificare manco in nome di un libro da promuovere, “La paranza dei bambini”, che è un pezzo di verità su Napoli, non la verità. Ultimamente a me certe uscite di Saviano appaiono incomprensibili, mi sfugge la logica e pure la filosofia di fondo.

Anche Paolo Chiariello che è un giornalista da strada e non da cameretta, è diventato un fesso qualunque agli occhi del savianista. Se gli fai notare che Chiariello è uno che la cronaca la fa dalla strada e dai quartieri di Napoli, e non da un residence, ti becchi l’accusa di affiliato agli scissionisti.

Poi pure un magistrato napoletano, PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli gliele ha cantate: Roberto, Napoli è cambiata grazie al lavoro costante di tanti magistrati e dei cittadini, torna e smetti di raccontare una città che non vivi più da tempo.

Per il savianista, che a tratti diventa pure complottista, Maresca chissà che interessi ha per censurare Saviano e finisce per diventare un membro della trilateral della camorra qualunque. Un Salvatore Conte qualsiasi. Mah.

Infine il sindaco di Napoli che chiarisce:

“La nostra non è una difesa che nega i problemi. Ma dobbiamo dire la verità: oggi Napoli si sta riscattando”. […]”di tanti giovani impegnati, della borghesia che si sta risvegliando, dei ceti popolari che si stanno mobilitando nelle periferie”. “A Napoli – ha aggiunto il sindaco – c’è tanta umanità, c’è voglia di riscoprire il ruolo internazionale della città, ci sono piazze di spaccio diventate piazze di legalità e dire questo non significa negare che c’è la camorra”.

Anche qui, per il savianista, De Magistris è un giovane caudillo  che pensa solo a mettere alberi di Natale a cazzo sul lungomare “libberato”.

E quest’è. Dopo questo post, acquisterò anche io, nell’immaginario del fondamentalista di cui sopra, lo status di napoletano colluso con la camorra, omertoso ed aspirante boss. Uno di quelli che “uè, facimm pesh e pesh? E tiè tiè, pò pò pò pò pò pò”

 

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