La Treccani risponde: nel dizionario c’è anche “finocchio”, ma i gay non si offendono

Ve lo dico onestamente, la polemica che era stata innescata contro l’Enciclopedia Treccani perchè riporta tra i suoi lemmi la voce “nàpoli” come termine dispregiativo, non mi ha mai appassionato anzi l’ho trovata controproducente.

Quando qualcuno mi ha chiesto perchè non ne avessi parlato, ho sollevato una serie di perplessità:

– Chi ha vissuto l’emigrazione al Nord 50 anni fa, sa benissimo che quell’aggettivo era usato al pari dei cartelli “non si affitta ai meridionali”. E’ un termine purtroppo di uso comune che si trova nel linguaggio popolare da oltre mezzo secolo ed ancora oggi la eco giunge a noi sotto forma di discriminazione territoriale. Fa parte di quel sostrato di pregiudizio che denuncio tutti i giorni. La notizia di certo ha fatto rumore, come è giusto che sia, ed è stata riportata anche da molti quotidiani dopo la denuncia del Movimento Neoborbonico.

– I dizionari si limitano a raccogliere termini di uso comune ed esplicitarne il significato. Sarebbe come prendersela con un cronista se riporta delle notizie. Anzi quel termine deve restare lì come prova e memento della discriminazione.La Treccani non ha espresso alcun giudizio di valore.

– Quel termine si trova in tutti i vocabolari della lingua italiana.

La battaglia è di tipo culturale e, di certo, le ultime sentenze che fanno rientrare il termine “terrone” in una fattispecie penalmente rilevante, possono aiutare.

In ogni caso, ecco la risposta dell’Istituto:

Riportiamo per disteso la definizione di napoli (con la n minuscola), sostantivo maschile e femminile, data nel Vocabolario Treccani.it: «[dal nome della città di Napoli]. – 1. s. m., region.[ale], spreg.[iativo] Designazione e appellativo ingiurioso, usato talvolta per designare i napoletani o, più generalm.[ente], un meridionale immigrato nel Nord d’Italia: gente come si deve e … ladri, baresi, ruffiani, abruzzesi, napoli e veneziani (Giuseppe Testori). 2. s. f., fam. Pizza napoletana».

Il Vocabolario Treccani intende insultare la città di Napoli e i napoletani? Ovviamente no. Come ogni dizionario della lingua italiana viva e realmente adoperata dalla comunità dei parlanti, il Treccani.it non fa che certificare gli usi reali della lingua per quanto riguarda il lessico (parliamo dunque di parole, di vocaboli).

Se alla voce finocchio, accezione 3 a. fig[urato] volg.[are], troviamo scritto «omosessuale maschio», dobbiamo pensare che il Treccani.it ce l’abbia con gli omosessuali maschi e che intenda metterli alla gogna e oltraggiarli? No, dobbiamo pensare che – come per ogni dizionario della lingua italiana che si rispetti – questa accezione di finocchio debba essere rappresentata, in quanto effettivamente presente nell’uso vivo della lingua. Il Treccani.it, peraltro – come tutti i seri dizionari -, offre a chi legge la chiara decodificazione del tono che caratterizza la parola: volgare. Tale tipo di indicazione non è marginale, è fondamentale per caratterizzare l’àmbito degli usi della parola. Chi adopera un dizionario deve fare attenzione a questo tipo di indicatori, perché fanno parte del tipo di servizio tecnico e culturale che un lettore deve attendersi e, in un certo senso, deve pretendere che siano presenti nel dizionario. Per di più, nella definizione di napoli, viene aggiunto esplicitamente che si tratta di un «appellativo ingiurioso».

In quanto fruitore di un dizionario, dovrei pretendere di trovare registrato il lessico della lingua italiana nella sua estrema varietà e stratificazione: dall’alto al basso, dal formale all’informale, dal letterario al parlato, dal forbito al volgare, dall’antico (arcaismo) al moderno e contemporaneo (neologismo), dal panitaliano (diffuso in tutt’Italia) al regionale o dialettale. Il dizionario assume di rappresentare il patrimonio lessicale nelle sue difformi componenti. Io, lettore, troverò la seria definizione di ciò che il singolo elemento lessicale significa e indicazioni utili per capirne le caratteristiche d’uso. Il dizionario non seleziona il lessico in base a giudizi o pregiudizi morali. Come è da rigettare l’idea di uno Stato etico, così è da rifiutare quella di un “dizionario etico”. Se la società e la cultura esprimono negatività attraverso le parole, un dizionario non può rifiutarsi di documentarle.

Ecco allora che napoli (minuscolo: non si sta parlando della città di Napoli) si rivela per quello che è: un sostantivo di uso e/o origine regionale (si potrebbe aggiungere: tipico del Settentrione d’Italia), adoperato con intenzione spregiativa per definire un meridionale (o un emigrato dal Sud d’Italia). Non si tratta, quindi, di un vocabolo neutro, da accettare per una sua presunta oggettività così come lo riporta il dizionario, o, addirittura da consigliare, ma di un vocabolo carico di connotazioni negative, usato (da coloro che lo usano) con intento spregiativo. Quindi: il dizionario registra la parola, perché la parola è effettivamente usata (oggi, in verità, di meno rispetto soltanto a una ventina d’anni fa) e fa parte del patrimonio lessicale italiano; ma indica anche chiaramente che si tratta di una parola di ambito regionale e di tono spregiativo, suggerendo quindi, implicitamente, di accostarsi con cautela, in quanto utenti attivi della lingua, alla parola stessa.

C’è inoltre da riflettere su questo fatto: ognuno di noi, oltre che utente attivo, è anche utente passivo o ricettivo della lingua. Spesso può capitare che sentiamo pronunciare o leggiamo parole di cui ignoriamo il significato. Proprio allora ci è molto utile il dizionario, ci è necessaria la sua apertura e la sua capienza. Se (come nell’esempio citato nel corpo della voce napoli) ci imbattiamo in quel napoli leggendo lo scrittore milanese Giovanni Testori, che nei suoi primi romanzi raccontò con accenti molto realistici e scabri l’Italia del Nord alle prese con le grandi trasformazioni degli anni Cinquanta del Novecento – grandi migrazioni interne Nord-Sud comprese – e non sappiamo bene che cosa egli intenda significare, sarà importante trovare la parola in questione in un dizionario, spiegata per filo e per segno. Ciò ci permetterà, inoltre, di avvicinarci con maggiore sensibilità culturale ai romanzi di Testori e di accostarci alla storia d’Italia di un periodo cruciale, fatto di forti contrasti, iniquità e sofferenze, che vengono giocoforza riflessi, per l’appunto, anche nel lessico.

Naturalmente, su un piano collegato a quello della ricognizione del significato delle parole, ma non ad esso meccanicamente sovrapponibile, c’è il giudizio che ciascuno di noi ha sull’uso delle parole fuori del dizionario, quando parliamo e scriviamo e ci relazioniamo con gli altri attivamente anche attraverso la lingua. Nel territorio della socialità quotidiana, certamente non adopereremo mai napoli ‘meridionale’, e forse anche il dizionario ci avrà rinforzato nella nostra convinzione grazie alla precisa definizione delle caratteristiche semantiche della parola in questione.

Il dizionario non esercita censure, ha viceversa il compito di registrare l’esistente e il rilevante. Il dizionario ci fa sapere qual è la realtà del nostro lessico. Noi, come parlanti, persone civili, cittadini, donne e uomini, forti di tale conoscenza, ci adopereremo per usarlo nei più corretti e perfino più virtuosi dei modi, se ne saremo capaci. Il male non sta nel prendere atto che essa esiste, ma nella eventuale decisione di usarla.

La ringraziamo per la sua attenzione e le inviamo i nostri più cordiali saluti
Segreteria Redazione Treccani Online