L’arretratezza del Sud? Colpa della scarsa cultura civica e del familismo amorale

 

La frase nel titolo, non è stata pronunciata da Borghezio o da un leghista qualsiasi. No. Sono le parole del nuovo Ministro alla coesione territoriale. Siamo in una botte di ferro.

Così Trigilia scriveva nel suo libro  “Non c’è Nord senza Sud…”

“Non avremo mai uno sviluppo solido e un’Italia più civile se nel Mezzogiorno non ci sarà una svolta e non si avvierà una crescita capace di autosostenersi. Nella difficilissima congiuntura presente non è più possibile sottrarsi a un interrogativo che vale il nostro futuro: perché non abbiamo saputo sciogliere il nodo del mancato sviluppo meridionale? Uno dei più attenti conoscitori del nostro Sud risponde che il problema non è economico e non dipende dalla carenza di aiuti, bensì dall’incapacità della classe politica locale di creare beni e servizi collettivi. La scarsa cultura civica, quel familismo amorale che proprio al Sud è stato “scoperto”, non è soltanto il retaggio di una storia remota, ma anche il frutto di ieri e di oggi, lasciato marcire dalla politica locale tollerata dal centro. Come spezzare questo circolo vizioso? Contro una visione salvifica del federalismo e un malinteso autonomismo, bisogna porre vincoli severi all’uso clientelare della spesa e delle politiche locali attraverso un controllo più stringente da parte dello stato centrale e dell’Unione europea.”

 

Così Raffaele Vescera, giornalista pugliese: Che lo sviluppo economico del sud sia un bene per tutta l’Italia è verissimo ma come fa lei a sostenere che la questione meridionale non è una questione economica ma solo una faccenda “culturale” dei meridionali, causata dal loro cosiddetto “familismo amorale” , che sarebbe nato proprio al Sud? A parte la crassa ignoranza sull’avventata formulazione, da parte di Edward C. Banfield, del familismo amorale mediterraneo, ampiamente smentita da John Davis e da fior di studiosi, di questo ministro ci colpisce la rinnovata volontà di mantenere il Sud in uno stato di minorità economica.

E  prosegue:

I Meridionali devono farcela da soli, sostiene Trigilia, facile a dirsi quando uno Stato patrigno per i cittadini del Sud spende la metà che per quelli del nord. Facile a dirsi quando fare impresa a Sud è tre volte più difficile che al nord, per via dei tassi bancari e dei costi assicurativi doppi, delle infrastrutture carenti e della mafia. Tutti handicap che impediscono la crescita del Sud ma fanno estremamente comodo al nord dove l’accesso al credito è più facile, si fanno infrastrutture a bizzeffe e si investono i capitali mafiosi. 
In quanto all’utilizzo dei fondi europei per il Sud, al nuovo ministro vogliamo solo ricordare che con i fondi FAS destinati dall’Europa al Mezzogiorno, dopo aver pagato le multe delle quote latte agli allevatori “padani” per circa tre miliardi di euro, Torino si sta facendo la metropolitana spendendo centinaia di milioni di euro di fondi FAS. 
In quanto poi al ceto politico corrotto del Sud, è verissimo, ma certamente non più corrotto di quello del Nord, dove la Regione Lombardia, nella classifica nazionale, detiene il primo posto in assoluto.

Concetti che esprimiamo da tempo e che non possiamo non condividere.

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