Le “interessate” classifiche delle Università italiane

Come ogni anno, a luglio arrivano le classifiche di qualità degli atenei italiani (prima Il Sole 24 Ore, oggi Repubblica-Censis). E ogni anno aumentano i divari e si rafforza il primato delle Università del Nord.

Tali classifiche, in realtà, misurano soprattutto il contesto intorno agli atenei e quindi certificano che l’Italia è sempre più spaccata in due: una dove è più facile trovare lavoro, vedersi riconosciuta dalla Regione una borsa di studio, attrarre investimenti privati e così via… L’altra dove tutto è più difficile.

L’obiettivo di queste classifiche non è neutrale. Il calo demografico, molto forte nelle generazioni delle neomatricole, spinge gli atenei a una forte competizione per assicurarsi l’iscrizione degli studenti meridionali, più numerosi in quelle classi di età. E più studenti significa più fondi, finanziamenti e turnover anche per il futuro.

Ecco perché, invece di aprire una vertenza nazionale affinché il 100% dei ragazzi che hanno diritto a una borsa di studio la riceva davvero (e non il 100% al Nord e il 50% al Sud, come oggi), si utilizza quel parametro di inefficienza per spingere famiglie e ragazzi del Sud ad anticipare l’emigrazione e scegliere l’iscrizione in una università del Nord.

Tanti accusano i meridionalisti di essere innamorati e nostalgici del nobile passato della nostra terra. Ma la tratta dei cervelli è furto di futuro.

Marco Esposito*

*Giornalista e scrittore

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