Libero, luoghi comuni, sempre più la Pravda della Padania

Libero, quotidiano lombrosiano, la Pravda della PaTania, il media partner dell’autonomia del lombardo veneto scissionista, l’idea platonica e lapalissiana del luogo comune: i meridionali rubbeno, i immigrati rubbeno, i mussulmani rubbeno.

Oggi per spingere sull’acceleratore dell’autonomia, per fare un po’ i catalani de noantri, aglio olio e peperoncino scrive:

I segugi del quotidiano chiagneffotti patano, in uno slancio apodittico sentenzia: ad oggi i soldi dei lombardi (verso il Sud) sono destinati a criminali e mezzi criminali. Un quotidiano ormai “ortopedizzato” (come direbbe il professor Diego Fusaro) e sclerotizzato sui consueti cliché. Come se l’evasione fiscale fosse poi una piaga solo meridionale, così, per inciso.

Val la pena di ricordare che nel 2012 uno studio del Professor Gioacchino Amato, docente di Diritto dei Mercati Finanziari presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Firenze, dichiarava che il Sud Italia finanzierebbe massicciamente, attraverso il risparmio privato, le regioni settentrionali.

Così spiegava il professor Amato nell’intervista al Quotidiano di Sicilia:

“Basti pensare al risparmio privato che affluisce quotidianamente sui mercati finanziari. Da siciliano, ho esaminato il caso della Regione Sicilia la quale, pur essendo una regione molto vasta (la sua popolazione equivale a più dell’8% della popolazione nazionale), non ha nessuna società locale quotata presso la Borsa di Milano. Ciò comporta, oltre a un deficit di capitalizzazione delle imprese siciliane, che il risparmio privato che le famiglie siciliane decidono di destinare all’investimento finanziario, affluisce nel capitale delle aziende centro-settentrionali, rafforzandone la struttura patrimoniale e consentendone la crescita sui mercati. In breve, sarebbe il Sud a finanziare il Nord, attraverso il risparmio delle famiglie meridionali, e non viceversa”.Un Regione come la Sicilia, dovrebbe impegnarsi a realizzare una politica industriale volta ad incoraggiare la quotazione in borsa di alcune aziende siciliane pubbliche ma anche private. In tal modo, il risparmio delle famiglie siciliane, che oggi affluisce in maniera consistente nel capitale sociale di aziende del centro nord, sarebbe dirottato nel finanziamento delle imprese siciliane, notoriamente sottocapitalizzate. In tal modo il risparmio dei siciliani rimarrebbe in Sicilia e finanzierebbe le imprese locali anziché quelle settentrionali. A ciò si aggiunga che, la quotazione in Borsa di alcune aziende locali consentirebbe di attrarre anche capitali non locali che altrimenti verrebbero destinati a finanziare la crescita di altre società.La Sicilia dovrebbe ripetere esperienze positive, come quello rappresentato dal Porto Turistico di Licata, in provincia di Agrigento, dove è stata realizzata un’importante infrastruttura di notevole rilevanza pubblicistica senza l’utilizzo di uno solo euro proveniente dalle casse pubbliche. La parte imprenditoriale privata ha messo a disposizione le risorse finanziarie, le idee, la creatività e l’efficienza tipica del settore privato e la parte pubblica ha messo a disposizione l’area demaniale, così consentendo la trasformazione di quella che in passato era una spiaggia derelitta e abbandonata, nella più grande sorpresa turistica di quest’estate 2012 in Sicilia.

Sempre a proposito del quotidiano Libero, val la pena ricordare che ha intascato variati quattrini anche dai contribuenti meridionali, quei mezzi criminali dei contribuenti meridionali

Su Wikipedia si legge:

Nel 2003 «Libero» ha chiesto ai proprietari del bollettino «Opinioni nuove» di prendere in affitto la testata. Il quotidiano è diventato ufficialmente il supplemento dell’organo ufficiale del Movimento Monarchico Italiano. In questo modo ha potuto beneficiare di 5.371.000 euro come finanziamento pubblico agli organi di partito[18], secondo quanto previsto dalla Legge 7 marzo 2001, n. 62[19].

Il d.P.R. 7 novembre 2001, n. 460 ha favorito la trasformazione in cooperative per tutte le imprese che intendono chiedere finanziamenti pubblici. Nel 2004 «Libero» ha acquistato la testata «Opinioni nuove» e si è poi trasformato in cooperativa di giornalisti. Nei sette anni che intercorrono dal 2003 al 2009, «Libero» ha beneficiato di contributi pubblici per 40 milioni di euro[20]. Nel 2006 il quotidiano ha chiuso il bilancio con profitti per 187 000 euro[17].

Nel febbraio 2011, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) con la delibera 63/11/CONS[21], ha sanzionato il senatore Antonio Angelucci per omessa comunicazione di controllo per i giornali «Opinioni Nuove Libero Quotidiano» («Libero») e «Il Nuovo Riformista». La Commissione Consultiva sull’editoria presso la Presidenza del Consiglio, preso atto della sanzione comminata dall’Agcom, ha stabilito che i due quotidiani dovranno restituire i circa 43 milioni di euro di contributi percepiti negli anni 2006-2010[22].