L’induzione alla minorità, a scuola

Sul gruppo Facebook di Vanto, un utente segnala la pagina del libro di geografia del figlio adottato in una scuola di Milano, ma fosse stato Napoli o Palermo sarebbe stato uguale.

Il testo, secondo la segnalazione, è “Facciamo Geografia” edito dalla Mondadori Education, per la seconda media.

Ma, dico, dato per scontato il fatto che non si possa trattare con complessità e completezza certi argomenti, in seconda media, ma a voi i titoli ed il linguaggi non sembrano un pò lombrosiani?

Le regioni periferiche a minor sviluppo: il Mezzogiorno d’Italia

Sul minor sviluppo economico, lo dicono le statistiche, nulla questio. Ma, periferiche rispetto a cosa? Al solito rapporto: Nord al centro, o Europa del Nord al centro e tutto il resto intorno?

Che effetto può avere sulla conaspevolezza di un cittadino del Sud di domani, se non l’idea certa di dover emigrare perchè “periferico” rispetto al resto del sistema? Se non la consapevolezza, di essere in qualche modo geograficamente “sottosviluppato” rispetto agli standard richiesti e pretesi? Non è una condizione di induzione costante alla minorità ed alla subalternità? Alla sicurezza d’essere inequivocabilmente,sempre e comunque “terroni”? Alla consapevolezza di dover essere comunque sempre “assistiti”?

E non appare perfino peggiore, questa discriminazione tra “sottosviluppati”, con costiera amalfitana e salento, meno sottosviluppati e periferici del resto del sud? Mah…

Così si educano i cittadini ad accettare “le finestre rotte”

Ps: per quanto riguarda le condizioni economiche preunitarie, se persino il Sole 24 Ore, ha smentito la vulgata del Sud in condizioni peggiori di quelle solitamente raccontate, economicamente, sarebbe il caso di affrontare il problema con minore superficialità, o no?

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2 Risposte a “L’induzione alla minorità, a scuola”

  1. E’ una battaglia incredibile quella che ci aspetta. Ma io sinceramente a volte non mi sento i grado di sopportarla. Per una serie di ragioni lavoro all’estero, sono un manager di una banca ed essere lontano, dopo che da almeno un lustro ho capito come stanno le cose, e’ davvero difficile. Mi sento un po’ colpevole per aver lasciato Taranto, ma ho studiato fuori ed era normale quindi fermarsi lontano da casa ed addirittura andare ancora piu lontano. Se avessi saputo, avrei agito diversamente, avrei studiato vicino casa e sarei rimasto a lottare, ma nessuno me lo aveva detto ed anche gli insegnanti avevano il compito di approfondire prima di parlare, dire cose era giusto e cosa sbagliato, prima di giudicare e parlarci di eroi e falsi miti. Ma adesso e’ tardi, come dice una canzone, la storia e’ stata interrota, spezzata, si puo’ solo riannodare e non solo quella del Sud anche quella di tante singole persone…

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