L’insostenibile leggerezza del vittimismo atalantino via twitter

Perchè diciamolo francamente, se una cosa hanno di divertente e positivo i social è quella di mettere in comunicazione attori diversi, personaggi famosi e popolo minuto, calciatori e fans, talvolta distorcendo completamente la realtà, dando origine a fenomeni di vittimismo che l’antropologia culturale dovrebbe sottoporre alla propria attenzione. Bozzetti accennati di un neorealismo da provincia italiana della domenica pomeriggio, quando la percoca nel vino è ancora di là da venire,  dove il pallone diventa motivo di frustrazione o redenzione, dipende a quale porta, ieri, eravate legati voi, lettori. Quella deflorata per ben tre volte dal Pipita Higuain o quella difesa dal signor, commendator, José Manuel “PepeReina Páez .

Succede che, come avviene ormai sovente, da anni, nell’indifferenza generale, per tutta la durata della partita tra Atalanta e Napoli, i supporter orobici si divertano ad innalzare al cielo i soliti cori che invocano l’eruzione del Vesuvio (troppo intelligente per i signori che ieri indossavano un elegante cappellino bianco), singulti primitivi  all’indirizzo del giocatore napoletano Koulibaly (uagliò nun e dà audienza, si chiama invidia penis) e, nella tribuna delle persone perbene, tra il secondo gol di Higuain a lasciar partire qualche “terroni non vi vogliamo” (ahinoi tanto ci è toccato 154 anni fa, a ciascuno la propria croce) oltre ad insulti vari nei confronti dei giornalisti napoletani.

È la prima volta che accade? Purtroppo no. Di certo è la prima volta che un giocatore del Napoli, anzi due, ai gol, alzino, nei confronti di quegli stessi personaggetti che avevano elevato contro di loro ( e dei propri tifosi) cori razzisti e discutibili  (oh, ricordiamoci che ormai, dopo i provvedimenti del Viminale, in trasferta ci vanno per la maggior parte emigrati da Napoli residenti al Nord con famiglie al seguito) urla di gioia e di soddisfazione; ciò dopo che Gonzalo aveva trattato la “rezza” atalantina come Marlon Brando aveva fatto con Maria Schneider in “Ultimo Tango a Parigi”.

Nel meraviglioso mondo del supporter orobico, tuttavia, la punta di genio intrisa di vittimismo che vi riporto in un tweet divenuto leggenda nella terza domenica di Avvento, un Decubertin del relativismo etico :

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Un caso isolato provocato dagli effetti dell’ottimo vino bergamasco? No perchè in tanti sulla nostra pagina hanno proseguito, chiamando sempre a testimone il sior Vesuvio (che nel frattempo si grattava le palle..dell’albero) elaborando una propria personale classifica etica sulla gravità del coro (Robertì esci, tuocc e femmene, và a ‘rrubbà), dove l’esultanza al gol sotto alla curva è sempre più grave del “bu bu bu” al giocatore di colore, al “terroni non vi vogliamo” e al “Vesuvio lavali col fuoco”.

Ma tant’è, da una spiaggia qualunque dei Campi Flegrei, Buon Natale.