Lo sapete dove li portiamo i tesori del Museo Archeologico di Napoli? A Comacchio.

una suggestiva immagine delle valli di Comacchio
una suggestiva immagine delle valli di Comacchio

Tra le ben note anguille, nella splendida cornice di Comacchio troveremo, noi emigranti o turisti, vestigia della cara amata Napoli..e di Ercolano.

Che è successo? Così racconta la vicenda Pino Aprile dal proprio profilo Facebook:

Ci risiamo: la solita partita con le carte truccate. Visto che il Sud non è stato dotato di strutture per valorizzare quello che ha, portano i suoi gioielli altrove, che così avranno la giusta “visibilità” e i “fruitori” sapranno dove possono far a meno di andare, dal momento che di quel che vi avrebbero trovato han già potuto godere altrove.

La vicenda dei reperti archeologici del Mann, il Museo archeologico nazionale di Napoli, “prestati” a Comacchio ne è una ennesima, clamorosa, irritante conferma.

Riassumiamo la vicenda: il museo di Napoli è di leggendaria ricchezza di oggetti di grande valore archeologico. Talmente tanti, ne ha, che solo pochi possono essere esposti negli spazi di cui dispone. E quel che resta escluso non vale meno di quel che si mette alla luce. Altrettanto si può dire di altri tesori culturali napoletani, come, per citarne (non a caso) uno, il museo nazionale di Capodimonte, con le sue immense gallerie di opere d’arte antica e contemporanea.

Quindi, quale sarebbe la cosa giusta e ovvia da fare, in un Paese non diviso fra chi deve avere e chi deve dare? Le varie autorità ed enti nazionali e locali coinvolti agirebbero, con investimenti adeguati, per riuscire a esporre anche quello che non trova spazio, in modo da valorizzare tutto, stupire per la qualità, e va bene, ma anche per la quantità. Il che comporterebbe, per esempio, che non potendosela cavare in un giorno solo, i turisti sarebbero piacevolmente costretti a fermarsi di più. E il Paese ne guadagnerebbe, non solo Napoli o qualsiasi altra città (a caso…: Reggio Calabria, con i suoi Bronzi raggiungibili solo da Indiana Jones, con treni dismessi dal Nord; a costi da Steve Jobs in aereo; o su una Salerno-Reggio Calabria in gran parte risanata, ma destinata a rimanere incompiuta, nonostante la minaccia di un “inauguratore seriale” quale Renzi, che pensa basti dichiarare le cose “fatte”, perché lo siano. O la gente ci creda).

Mancano a Napoli edifici da poter recuperare per farne spazi espositivi? Ma figurati! Quanti ne vuoi. E perché non si fa? La solita storia: i soldi. Quelli, “l’Italia unita”, dopo averli razziati al Sud e mentre frega ai meridionali anche i fondi europei (facendo firmare “patti di sottomissione” a Renzi, per poter leccare le briciole sotto il tavolo), li manda solo al Nord.

Così, ogni disequilibrio ne produce altri e amplifica il divario. Se rendi irraggiungibili le capitali del Sud (Napoli, almeno in questo, si salva), come puoi candidarle a ospitare manifestazioni quali l’Expo, per dirne una? Quindi, lì se fai l’alta velocità, autostrade, pure vuote, costose, tangentofore, inutili (Brebemi, Pedemontana…), e qui no, l’Expo la fai dove ci sono già le strutture. E, per l’occasione, ne aggiungi.

Ma una volta che hai fatto le strutture e l’Expo finisce, devi trovare come riutilizzare il di più che hai messo a quel che già c’era. E ti inventi il Centro ricerche Human Technopole, che assorbe, da solo, più soldi che tutto il resto del Paese messo insieme. Il che prepara un nuovo “di più” perché non diventi spreco questa l’ennesima aggiunta.

Così, chi è lasciato dietro anche una volta e di poco, accumula ritardi; chi viene favorito, anche una volta e di poco, accumula vantaggi. Finché la differenza diviene (o fa comodo che sia ritenuta) incolmabile. E, ovviamente, non è colpa di chi è stato lasciato indietro, ma di chi ci è “rimasto”; in tal modo il danno inferto viene trasformato in colpa del danneggiato (chiedere ai prof di completemento).

Così, torniamo alla trovata del museo di Napoli che va a Comacchio. Su questa pagina abbiamo riportato le osservazioni di Angelo Forgione: per la nomina a capitale culturale d’Italia 2018, sono in corsa Comacchio ed Ercolano. E guarda caso, il sovrintendente del museo di Napoli, nominato da Franceschini, si accorda con la municipalità di Comacchio, per “prestare”, alla capitale delle anguille, i reperti di Napoli, fra cui anche quelli di Ercolano. Dopo di che, Ercolano può pure candidarsi a capitale del torneo di boccette, visto che Comacchio, potendo esporre, avrà quel che è di Comacchio e quel che è di Ercolano. I soliti malpensanti potranno sospettare che Franceschini, che è di Ferrara, abbia voluto favorire la “sua” Comacchio e il sovrintendente di Napoli, franceschinamente nominato, abbia voluto compiacere il ministro.

E tanta malizia, solo perché Franceschini è lo stesso che già progettò di “riportare” a Parma la collezione d’arte “portata via” dai Borbone, e ora a Capodimonte, quando si trasferirono a Napoli (trascurando, il ministro, che quelle opere erano patrimonio privato della famiglia; e, di solito, quando uno cambia casa, si porta appresso la roba sua). La cosa non andò in porto. Ma da questo a voler dubitare del signor ministro! E dddai, ma come si fa?

Naturalmente, il “prestito” è in cambio di niente. Al Sud si sottrae, non si dà.

Cosa avrebbero detto a Ferrara e Comacchio se un ministro napoletano alla cultura avesse disposto (e finalmente!) finanziamenti per ampliare la capacità espositiva di Napoli e, dionescampi, di Ercolano, con il recupero dei tanti edifici storici, chiedendo a Comacchio “in prestito gratuito” la sagra dell’anguilla, da fare sul lungomare di Ercolano? (Quelle che non riescono a portare in tavola e devono rimanere nelle “valli”, a che pro tenerle inutilizzate sott’acqua?).

Tranquilli, un ministro napoletano ritenuto capace di fare questo non diventerebbe mai ministro: gli avrebbero preferito qualche Picierna. E se de Magistris avesse provveduto di suo, da Renzi sarebbe arrivato un commissariato, come per Bagnoli. [..]

Drusiana Vetrano ha sentito per Identità Insorgenti proprio il direttore del Mann che accusa la stampa:

Paolo Giulierini, attuale direttore del Mann, se la prende con la stampa che ha lanciato l’allarme sul trasferimento di alcune opere del Mann a Comacchio senza riceverne nulla in cambio, come ha ben raccontato – e argomentato – il vicedirettore di questo giornale, Drusiana Vetrano, nei giorni scorsi.

Ovviamente è la stampa che è superficiale, perché secondo lui si tratta di uno spostamento di pochi mesi (quando l’accordo tra Napoli e Comacchio da lui chiuso è di due anni e non se ne comprendono nei dettagli nè motivi nè, soprattutto, vantaggi per Napoli e le sue opere d’arte: lo pubblicizzasse, ce lo inviasse e lo pubblicheremo subito.[…]

Ora sono in campo varie iniziative, un flash mob il 4 alle 18, un’altra manifestazione il 6: perché i napoletani certe cose non le fanno passare in silenzio. E vogliono quanto meno spiegazioni che non siano un’alzata di spalle… proprio a conferma, se ce ne fosse bisogno, che se pur avesse ragione Giulierini, evidentemente fa una pessima comunicazione.