L’UOMO QUALUNQUE / Quel napoletano che inventò l’ “antipolitica”

Movimenti e partiti che si fondano sull’antipolitica e la lotta al sistema dei partiti tradizionali? Niente di nuovo. Fu un puteolano ad inventare il primo partito che traeva la sua ragion d’essere nel malcontento degli italiani verso l’estabilishment partitocratico. Il suo fondatore? Guglielmo Giannini.

Nato a Pozzuoli, da Federico, giornalista napoletano d’origine pugliese, e dall’inglese Mary Jackson, è cresciuto a Napoli. Di famiglia appartenente alla media borghesia, tuttavia abbandonò assai presto la scuola per esercitare i più diversi mestieri (da muratore a commesso in un negozio di stoffe) prima di approdare al giornalismo, in modesti fogli satirici. 

« Questo è il giornale dell’uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole. »
(Guglielmo Giannini)

Stanco della dittatura fascista e dell’intromissione della politica nella vita dei privati cittadini, ma anche del ritorno dei partiti tradizionali, Giannini si mise a capo di un movimento d’opinione chiamato Fronte dell’Uomo Qualunque, il cui motto era “non ci rompete più le scatole”: nel 1944 nacque il settimanale dell’Uomo Qualunque (che ebbe una tiratura media di 800.000 copie). Poco dopo nacque anche il partito.

Il movimento, che avrebbe generato una nuova pseudo-ideologia politica, chiamata appunto “qualunquismo“, ottenne il 5,3% dei voti alle elezioni politiche del 1946, potendo così contare su 30 deputati all’Assemblea costituente, tra cui lo stesso Giannini, che divenne capogruppo alla Camera Per questo motivo Giannini è considerato il principale esponente dell’ideologia dell’antipolitica e principale riferimento per gli schieramenti che si oppongono allo schema dei partiti tradizionali.

L’Uomo Qualunque fece proseliti soprattutto al Sud, dove otteneva il voto dei grandi proprietari terrieri spaventati dalla rivolta delle masse contadine (appoggiate dal Partito Comunista Italiano) e dagli ex-fascisti. La nascita del Movimento Sociale Italianoed il rafforzamento della Democrazia Cristiana su posizioni conservatrici causeranno il crollo elettorale dell’UQ. Giannini, di matrice liberale e liberista, affermava: «Non esiste e non può esistere una politica di massa», come ebbe a scrivere nel 1945.

Nel 1947 Giannini, dopo aver tentato un’alleanza con la Democrazia Cristiana e il MSI, si avvicinò al leader comunista Palmiro Togliatti, definito due anni prima “verme, farabutto e falsario”. Molti simpatizzanti dell’Uomo Qualunque, allibiti da questa scelta, abbandonarono Giannini che, messo alle strette, rinunciò al patto d’amicizia con il PCI per stringerne un altro con il Partito Liberale Italiano. Ormai il danno era fatto: alle elezioni politiche del 1948 l’alleanza UQ-PLI ottenne solo il 3,8% dei consensi e poco dopo i liberali se ne chiamano fuori. Giannini venne eletto alla Camera e aderì al gruppo Misto [credits: Wikipedia]