Onu: si vota mozione contro razzismo e xenofobia. L’Italia si astiene. Perchè?

Questa è una di quelle notizie che finiscono nel limbo dell’informazione e che passano di bacheca in bacheca, sui social network, con la promessa di trattarsi di una bufala.

Invece fai qualche ricerca e ti accorgi che è proprio vera. Il 21 novembre scorso all’Assemblea generale dell’Onu si vota una mozione nr. A/C.3/69/L.56/Rev.1 “Combating glorification of Nazism, neo-nazism and other practices that contribucontribute to fuelling contemporary forms of racism, racial discrimination, xenophobia and related intolerance  

(“Combattere la glorificazione del Nazismo, del neonazismo e le altre pratiche che contribuiscono a favorire forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia ed intolleranza correlata”).

Il risultato è che Usa, Canada ed Ucraina votano contro. Il blocco dei paesi Europei, Italia compresa si astiene. Il resto del mondo è favorevole alla mozione. 115 favorevoli, 3 contrari, 55 astenuti. Si tratta di un documento che, rilevando rigurgiti di neonazismo in buona parte del mondo, compreso il nostro Paese, intende condannare senza se e senza ma anche ogni forma di discriminazione razziale e di razzismo collegate col fenomeno storico-politico.

Una notizia del genere dovrebbe far scalpore e suscitare interrogativi. Una ragione sarebbe da ricercare nel fatto che a presentare la mozione sia stata la Russia col suo bagaglio di “situazioni irrisolte” con l’Ucraina (riproponendo una consuetudine che ha luogo ogni anno in seno alle Nazioni Unite).

Al di là delle alchimie geopolitiche che sono alla base di un voto del genere è triste che in un momento storico come quello che viviamo e col riverbero che si respira nelle periferie delle nostre città, l’Italia si sia espressa con un’astensione.

Attendiamo lumi da chi, esperto di politica internazionale, ci possa spiegare meglio il senso di un voto del genere, oltre l’evidente riproposizione di blocchi contrapposti sul modello della Guerra Fredda che scandiscono, tralasciando i contenuti, le agende della politica militare.

Fatte salve comunque tutte le garanzie offerte dal nostro sistema costituzionale e dalle leggi che, di fatto,  nel nostro Paese, definiscono una posizione chiara e netta sui contenuti proposti dalla mozione e su tutte le conseguenze che ne scaturiscono dal punto di vista dell’applicazione delle medesime, il voto favorevole avrebbe comunque dato un segnale forte ed inequivocabile verso ogni nuova epifania di certi deplorevoli modelli che purtroppo tornano d’attualità.