Pino Aprile: 8 regioni del Sud valgono meno di Milano

  
Se vivete in una delle regioni meridionali, isole comprese dovreste sapere che al di là dei proclami di don Matteo, la vostra regione vale meno della metà di Milano in termini di investimenti pubblici. 

È quello che evidenzia Pino Aprile dalla sua pagina Facebook:

In cifre, per quattro anni, ci sarà uno sconto del credito d’imposta, per le imprese meridionali, compreso fra il 10 e il 20 per cento, secondo l’entità del loro fatturato. Il tutto, per circa 600 milioni di euro e spiccioli; ovvero, 150 milioni milioni all’anno.

 Renzi (un odio così sfrenato per il Sud dovrà pur avere una ragione), ha appena inondato Milano di un altro fiume di denaro, per una istituenda succursale dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova (la patacca creata da Tremonti con i soldi nostri e che, a parità di spesa, dimostrano gli specialisti del Roars, ogni 100mila euro, vale meno della metà, come produzione scientifica, del Politecnico di Bari; lo stesso Politecnico risultato migliore di quello di Milano, quando sono state corrette le classifiche “amatoriali” del ministero dell’Istruzione, gestione disgraziatamente Maria Grazia Carrozza, persino peggiore della Gelmini, che da ministro si è gratificata scoprendo che la sua università, il Sant’Anna di Pisa, era la migliore d’Italia; peccato che non fosse vero, ha accertato l’implacabile Roars dei ricercatori italiani, quando i calcoli sono stati rifatti).

Ed ancora

a Milano andranno 150 milioni all’anno, per dieci anni, per il solo botteghino di ricerca dislocato lì da Genova, giusto per mettere qualcosa nell’immondezzaio pagato ai privati dieci volte il suo valore e su cui è stata fatta l’Expo, senza nemmeno bonificare il terreno delle sostanze inquinanti e tossiche di cui era disseminato (in un secolo di Expo, mai la rassegna era stata fatta su un’area non demaniale.

Insomma:

A Milano, 150 milioni all’anno, per dieci anni: 1,5 miliardi; dopo che gliene sono stati mollati altri 15, di miliardi, per quella Expo di cui non sono riusciti nemmeno a completare i capannoni, ma che-è-stata-un-successo, ma un tale successo, che si vergognano dei numeri veri di affluenza dei visitatori (però c’erano le file; pure allo sportello dell’anagrafe; normalmente, non è un bel segno); e adesso ci tocca pure ripianare il baratro del deficit del “grande-successo”: dopo successi del genere, le aziende sono obbligate a portare i libri in tribunale, di solito.
 Riassumo e smetto: a Milano (dopo il troppo e in attesa del tanto ancora), 150 milioni all’anno per dieci anni; a Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, 150 milioni (non ciascuno: diviso 8) per quattro anni. Come dice la Costituzione, articolo 3? Patapatà, patapatà… “sono uguali”… lasciamo perdere, va’. Come dire che a Milano, 150, la gallina canta; al Sud, 150, la gallina schianta. Ed è quello che vogliono.