Quanto è dolce, quanto è bello “accattateve” ‘o friariello

Non più tardi di un anno fa due grandi aziende alimentari (la Findus e la Orogel) si affrettavano a dichiarare la loro fuga dalle campagne ricomprese nel distretto tristemente denominato della “Terra dei Fuochi”. Dopo un servizio de Le Iene in cui qualche produttore aveva dichiarato che alcune multinazionali, complice la paura dei coltivatori campani e la profonda crisi del settore, avrebbero acquistato prodotti provenienti da presunte aree inquinate, sottocosto, sentite da Il Fatto Quotidiano, scrissero via email:

“Non abbiamo mai acquistato prodotti ortofrutticoli nella cosiddetta ‘Terra dei fuochi’. In via preventiva, abbiamo recentemente deciso di limitare ulteriormente le aree di approvvigionamento nella Regione Campania di patate e verze”. Una cautela assunta nei confronti dei fornitori e consumatori. La conferma arriva da Orogel. Anche in questo caso, il Fatto ha visionato un documento dello scorso ottobre nel quale si legge che “bisogna garantire che l’approvigionamento di materie prime non provenga dalle suddette aree”. Le aree sono Acerra, Nola, Aversa e Marigliano. Luca Pagliacci, direttore margketing Orogel, spiega le ragioni di quel documento: “Noi non stavamo ritirando in quella fase, ma proprio in quel periodo, Le Iene di ItaliaUno lanciavano accuse senza citare il nome dell’azienda. In quel momento la grande distribuzione ci ha tempestato di telefonate nelle quali ci chiedevano una dichiarazione scritta. E la direzione qualità ha mandato quella lettera”.

In virtù di tutto ciò ho trovato bizzarro quanto trovato in un supermercato di una catena di supermercati del Centro Italia, “i Friarielli” pronti della Orogel:

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Bizzarro perchè, ironia della sorte, il “friariello” doc, meglio sarebbe a dire quello PAT (ovvero prodotto agroalimentare tradizionale italiano), è proprio made in Campania ed è coltivato : in tutte le province della Campania, in particolare zona nord-est di Napoli, basso casertano, agro nocerino sarnese e, in maniera marginale, nella Piana del Sele e le aree interne della Campania; Lazio centro-meridionale (Agro romano, agro pontino, Ciociaria) e, sempre secondo Wikipedia,:

soprattutto nell’afragolese (ovvero la zona a nord-est di Napoli, in particolare i comuni di Aversa, Acerra, Afragola, Caivano, Cardito e Casoria, nella fascia appenninica (province di Avellino e Benevento), nell’agro nocerino-sarnese e nella piana del Sele (Salerno).

Proprio in alcuni di quei comuni da dove, cioè, le due aziende alimentari avevano dichiarato la fuga.

Ma che volete fare tira più il “marketing” dell’emigrante che indulge all’acquisto del friariello precotto (ma anche no, piuttosto lo si trasporta dalla terra natìa e lo si prepara poi in loco) che un carro di buone intenzioni. Ogni friariello è bello a mamma sua, soprattutto se la vendita genera profitto.