Breve saggio microeconomico sul casatiello

Svegliarsi in qualsiasi famiglia del sud, nel mio caso napoletana, nei giorni che precedono la Pasqua corrisponde a ritrovarsi all’improvviso in un laboratorio panetteria/pasticceria abusiva.

Al punto che facendo irruzione in essa ti viene da esclamare “scusate ho sbagliato casa, questa cucina non è la mia, arrivederci”.

 Nel corso della notte, donne industriose, che farebbero la fortuna delle fabbriche cinesi, sfornano pastiere, casatielli, tortani e pizze rustiche a ripetizione. In teleconferenza con Cracco e Cannavacciuolo che dirigono le operazioni come se fosse lo sbarco in Normandia.

Anche il signor Scaturchio (noto pasticciere napoletano) si sentirebbe fortemente imbarazzato davanti a tale operosità e maestria.

Il prodotto finito ha un apporto calorico che se lo avessero avuto le truppe napoleoniche nella campagna di Russia, avrebbero vinto la guerra. Cosi calorico che, di notte se vi girate dall’altra parte del letto, trovate il colesterolo che vi saluta con la manina soddisfatto, entrando di fatto nel vostro stato di famiglia al posto di vostro marito o vostra moglie.

Quanto di cui sopra, inoltre, non viene preparato per soddisfare il fabbisogno familiare. Ogni famiglia ne prepara per la nonna, le zie, parenti, affini e l’immancabile “signora affianco” (la pastiera della “signora affianco” è sempre più buona, anche se nessuno lo ammetterà apertamente, per non turbare la serenità familiare ed indisporre la femmina alfa). In una sovrapproduzione che va contro ogni ragionevole logica di mercato che riguarda le leggi di domanda e offerta.

Ora senza alcuna pretesa didascalica nè macro o micro economica, ho capito perché questi prodotti non riescono a diventare industriali e nessuno riesce a replicare il casatiello in cartone e la pastiera confezionata, tranne qualche grottesca imitazione. Oltre le masturbazioni mentali sull’individualismo dell’intraprendere meridionale, i forum organizzati da quotidiani con esperti del settore (mamma mia, che pena), sul branding, il marketing, il networking e tutto quello che volete voi, questi prodotti , la cui ricetta si tramanda dalla notte dei tempi, in un pulviscolo di religioso paganesimo che affonda le sue radici in secoli di storia, sedimentandosi e assumendo di volta in volta nuovi caratteri, hanno caratteristiche “antieconomiche” irriproducibili industrialmente. In parole povere quando mamma prepara tutto questo ben di Dio ci rimetterebbe denaro pure se volesse venderlo.

Le economie di scala si vanno a far benedire, se ne produce molto di più di quanto ne serva realmente e l’uso delle materie prime è fatto in maniera sconsiderata e illogica, seguendo le ragioni del cuore e non quelle della mente.

In parole povere: i cinesi e i professori della Bocconi ci pareano addosso per secoli.

Ma tant’è, al cuor non si comanda. E neppure al casatiello.

PS: ma voi l’uovo, nel casatiello, lo mettete con la buccia o senza?