San Leucio: parità di censo e sesso dal diciottesimo secolo

 

« Pensai allora di rendere quella popolazione utile allo Stato e alle famiglie: utile allo Stato, introducendo una manifattura di sete grezze, operando in seguito, in modo da portarla alla migliore perfezione possibile, tale da poter col tempo servire da modello ad altre più grandi; utile alle famiglie, alleviandole dai pesi che ora soffrono e portandole ad una condizione di agiatezza da non poter piangere miseria come finora è accaduto, togliendosi ogni motivo di lusso con l’uguaglianza e semplicità nel vestire. »

(dallo Statuto di San Leucio)

Lo Statuto di San Leucio o Codice leuciano, firmato nel 1789 da Ferdinando IV di Borbone, è una raccolta di leggi che, nel Regno di Napoli, regolamentavano la Real Colonia di San Leucio, sorta sulla omonima collina acquistata, nel 1750, da Carlo di Borbone, poi III di Spagna e adibita alla lavorazione su scala industriale della seta.

Nel retrogrado Regno di Napoli, accadeva anche questo. Un esperimento di socialismo ante litteram dove l’uguaglianza tra cittadini per censo e sesso fosse il senso e la mission del real sito. Cittadini che in quel luogo lavoravano le rinomate sete, per l’appunto, dette di San Leucio.

Dapprima residenza di caccia, il sito fu destinato a quest’uso, e per esso stilato un codice, dopo la morte prematura di uno dei figli del sovrano.

Così descrive la comunità di San Leucio, il sito tematico: sanleucio.it

Il Codice legislativo introduce incentivi nel rapporto tra l’individuo e il proprio lavoro con l’intento di responsabilizzare gli artigiani stessi verso la loro impresa e così potenziare la qualità e la quantità della produzione. Lo scopo è quello di realizzare a San Leucio un centro sperimentale all’avanguardia “… utile allo stato …” “… tale da poter col tempo servir di modello per altre più grandi …”. Manifesta gli intenti del sovrano con lo specifico fine di risultare anche “… utile alle famiglie, ed utile ad ogni individuo di essa in particolare …”. Nelle indicazioni del codice “… più in forma di istruzione di un padre ai suoi figli, che come comandi di un legislatore ai suoi sudditi …”, sono espressi concetti di valore etico, morale e giuridico che testimoniano la diretta influenza della corrente di pensiero illuminista.

Dall’insieme di queste leggi, il complesso di San Leucio si configura come un centro comunitario fisicamente chiuso verso l’esterno che può legittimamente godere, in quanto Colonia Reale, della protezione giuridica e finanziaria dello Stato e dei privilegi e delle assidue attenzioni personali del re.

La comunità si basa su un ideale di “… perfetta uguaglianza …” sociale tra gli individui: concetto che si riflette in una effettiva parità dei due sessi, nell’uniformità e “… semplicità nel vestire …”, in un assoluto divieto di ogni tipo di manifestazione esteriore “… che procede dal lusso e dal fasto …” e nell’abolizione di qualsiasi forma di distinzione sociale che non fosse quella che “… deriva dal merito, virtù, e eccellenza nell’arte, che si esercita …”. Fin dalla nascita, i giovani leuciani vengono “… ben educati da’ loro Genitori; istruiti in appresso nelle scuole normali …”.

Lo strumento legislativo contiene anche numerose disposizioni che, prevenendo se non addirittura superando i moderni sistemi di pensionamento ed assistenza sanitaria, fanno di San Leucio, per l’epoca, uno degli esperimenti sociali più avanzati d’Italia e d’Europa.

 

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