Savona: se il Nord cresce il Sud lo segue? Balle!

Dalle pagine de Il Denaro l’economista Paolo Savona, da tempo latore della interdipendenza economica del Nord col Sud del Paese, lancia un pesante atto d’accusa al Governo italiano ed alle istituzioni europee: la crisi economica italiana oltre ad essere congiunturale è anche strutturale.

Scrive Savona:

la spaccatura territoriale è il problema politico principale che Roma e Bruxelles, oltre ovviamente Francoforte, devono affrontare. Accuso analisti e politici di rifiutare in modo persistente l’esistenza e la gravità di un siffatto problema e ritenere invece che, se il Nord cresce, anche il Sud lo seguirà. Balle.

Savona accusa anche i governi che firmarono il trattato di Maastricht (che catapultò l’Italia nell’euro) e che, di fatto, ignorarono il divario strutturale tra le due “Italie”.

Ed ancora verso chi considera il Sud una palla al piede:

Se si ritiene che la crescita del Centro-Nord possa più che compensare la decrescita del Sud puntando solo maggiori esportazioni, coltiviamo illusioni […] e al Nord, in molti sono convinti che hanno anche una specifica palla al piede dovuta al Sud, nonostante le statistiche da me prodotte con Zeno Rotondi indichino il contrario, ossia che il loro sviluppo beneficia di quel mercato di sbocco.

Savona invoca interventi pubblici, partendo dalle grandi opere e dall’ edilizia, e anche i consumi azionando le leve esogene dello sviluppo, ad esempio detassando.

Quindi l’invito proprio a chi al Nord persevera nel sostenere che il Sud sia un fardello pesante per la crescita. Ammesso che abbiano ragione:

ma non ce l’hanno se pensano che un paese civile abbandona parte dei suoi cittadini alle loro sorti, senza tenere conto che una nazione seria è legata dal vincolo della solidarietà. DeGasperi e Vanoni lo avevano capito: perché dicono il contrario quelli che si dichiarano loro eredi? Si rileggano il contratto sociale di Rousseau nella versione di Rawls (per citarne una), ma anche le idee di Croce e Calogero sul liberalismo e socialismo democratici, invece di correre dietro ai pifferai di Hamelin-Grimm.