“Sblocca Trivelle”: la Regione Basilicata fa parziale marcia indietro

immagine tratta da The Social Post

Sono cinque i titoli idrocarburi bocciati, oggi, dalla Giunta regionale. Lo comunica l’ufficio stampa della Regione Basilicata. “Tutte e cinque le richieste sono state sottoposte al procedimento di Via, tutte con parere negativo del Comitato Tecnico Regionale per l’Ambiente che oggi la Giunta ha fatto proprio il giudizio di quest’ultimo”. Dopo il si alla “legge sblocca Italia”, la Regione Basilicata tenta di correre ai ripari e “boccia”, con giudizi di compatibilità ambientale VIA sfavorevoli, prima del 31 marzo prossimo, 5 delle 48, tra istanze di permesso di ricerca, permessi di ricerca e concessioni idrocarburi in itinere, che pendono sul territorio della Basilicata. Dopo le sollecitazioni della Ola , dei Comitati dei cittadini e di molte amministrazioni locali, la Regione si è finalmente ravveduta del pericolo “sblocca trivelle” imposte da Renzi – Pittella ? Perchè la Basilicata non ha impugnato la legge “sblocca Italia”, lasciando che lo facessero altre Regioni italiane meno esposte della Basilicata al pericolo “sblocca – trivelle”?

Il risveglio (o presunto tale) della Regione potrebbe giungere tardi per gran parte del territorio regionale, esposto alle mire delle compagnie minerarie, proprio mentre il “disastro” procurato dalle attività petrolifere, non solo ambientale, è sotto gli occhi di tutti.

Sicuramente il pericolo continua a permanere, soprattutto per quelle istanze e permessi di ricerca che, dopo il 31 Marzo (tra appena 5 giorni), passano di competenza al Ministero dell’Ambiente, in materia di autorizzazioni VIA, in base alla legge “sblocca Italia”.

Non è detto infatti che le società “bocciate” oggi dalla Regione rinuncino – fa rilevare la Ola.  Esse potrebbero dal 1 Aprile richiedere le autorizzazioni direttamente presso il Ministero dell’Ambiente. Per questo è necessario che la Regione Basilicata cambi condotta sull’intera questione petrolifera ad iniziare da oggi…

Ecco le 5 tra istanze, permessi e concessioni “bocciate oggi dalla Regione”. Esse riguardano:

  1. L’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma denominato“Tempa La Petrosa” (comuni di Colobraro, Montalbano Jonico, Nova Siri, Rotondella, San Giorgio Lucano, Tursi e Valsinni e Sant’Arcangelo e Senise) richiesto dalla Total E&P Italia S.p.A.. Dopo le analisi sismiche del territorio, che si trova nel cuore dell’Appennino Meridionale, la società prevedeva la perforazione di un pozzo esplorativo di 3.500 metri di profondità, per la ricerca di idrocarburi. Il permesso è stato valutato dai tecnici della Regione in contrasto con l’art. 3 della L. 47/1998 che prevede l’impossibilità di agire all’interno di aree naturali protette e nei territori sottoposti a tutela paesistica. Infatti, quest’area comprende territori che fanno parte del Parco Nazionale del Pollino e interessati da Piani Paesaggistici di Area Vasta “Pollino” e “Metapontino”. Di indubbie peculiarità naturalistiche-ambientali anche le aree classificate come: Important Bird Area (IBA), “Calanchi della Basilicata” e “Pollino e Orsomarso”, ZPS, “Massiccio del Pollino e Monte Alpi”, con particolari habitat e specie di flora e fauna. Per l’assessore Berlinguer è un “no ben ponderato, non aprioristico. Vogliamo puntare anche su altre produzioni; altri beni comuni di cui la Basilicata è ricca. Paesaggio, natura, turismo, agricoltura, – ha aggiunto – costituiscono un patrimonio inestimabile della Basilicata e su esso dobbiamo puntare“.
  2. Giudizio VIA negativo anche per l’istanza di permesso di ricerca denominato “Oliveto Lucano” della Total E&P Italia S.p.A. per i territori dei comuni di Accettura, Calciano, Cirigliano, Garaguso, San Mauro Forte, Stigliano, Oliveto Lucano e Tricarico e Albano di Lucania, Campomaggiore, Castelmezzano e Pietrapertosa. Le motivazioni del diniego riguardano il pregio naturalistico del territorio, incompatibile con ulteriori attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi. Inoltre, il permesso di ricerca interessa aree comprese nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato e nella Rete Natura 2000, quindi in contrasto con la loro politica protezionistica.
  3. Il parere negativo regionale VIA ha riguardato, altresì, il permesso di ricerca denominato “Torrente Alvo” nel comune di Tolve, per la perforazione del pozzo esplorativo “San Simeone1” proposto dalla società Appennine Oil & Gas S.p.A. .
  4. Negata la concessione idrocarburi denominata “Policoro” per cui era stato presentato il progetto per la perforazione del pozzo esplorativo “Molino Vecchio 1” da parte della società Gas Plus Italiana S.r.l.. Qui la perforazione risultava a soli 2 km dal SIC “Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica del Fiume Sinni”.
  5. Ed, infine, è stata respinta la nella “riattribuzione del giacimento marginale Canaldente” della la società Canoel Italia S.r.l. e per il suo progetto denominato “Fiume Cavone 1″nel Comune di Pisticci. Qui la società – fanno sapere dall’assessorato ambiente – aveva richiesto di rilevare accumuli di gas. Il C.T.R.A. ha ritenuto incompatibile l’attività estrattiva in un’area a principale vocazione agricola, per di più protetta da tutela paesaggistica e inserita nel Piano Territoriale del Metapontino, istituito nel febbraio del 1990, che interessa un’ampia fascia di territorio jonico.

Secondo Berlinguer “la Regione ha una linea ben precisa: no a nuove estrazioni” – ha concluso l’assessore. Le concessioni attuali sono una realtà che viene da lontano. Prendiamone atto. Ma il futuro è nelle nostre mani e dobbiamo saperlo gestire“.

Peccato per l’assessore Belinguer di essersi accorto, assieme alla giunta regionale che, il tempo è ormai scaduto e per troppo tempo sulle questioni petrolifere si è tenuto un comportamento accondiscendente se non connivente.

Auspichiamo che aver aperto gli occhi sull’assalto e la petrolizzazione riservati alla Basilicata dalla legge “sblocca Italia”, non sia solo un effetto della petrolizzazione che consegna, in modo prepotente ed arrogante, ai lucani un territorio devastato sul quale questa classe istituzionale non sa e vuole alzare un argine. (fonte: Organizzazione Lucana Ambientalista)