” Scusa Ameri, scusa Ameri ” e quel calcio al razzismo antinapoletano

Il 18 luglio di 19 anni fa, moriva Sandro Ciotti. Per quelli della mia generazione con la fissa del giornalismo sportivo, era un modello. Garbato, competente, intelligente. Non uno di quegli strilloni, accattoni di notizie e click che sporcano l’informazione delle nuove generazioni.
Quando il Napoli vinse lo scudetto, disse una delle cose più intelligenti mai pronunciate nel corso di una trasmissione sportiva. Una dichiarazione di antirazzismo meridionale che, purtroppo, rimase isolata:
“Vorremmo che tra i molti effetti che questo titolo italiano conquistato dal Napoli sicuramente determinerà, se ne verificasse uno particolarmente simpatico. E cioè che il termine terrone, che noi tutti usiamo molto colpevolmente e senza arrossire dandogli un significato sminuente, diventasse invece, così, indossasse un vestito nuovo. E significasse a partire da oggi gente innamorata della propria terra, gente capace di venire da New York per applaudire un’impresa sportiva”

Altri tempi. Altro calcio. Altra sensibilità.