Senatore Leghista: il problema della terra dei fuochi è colpa del menefreghismo del sud

Esattamente, avete letto bene. E’ più o meno questo il senso delle parole del senatore leghista in visita a Caivano, con la commissione Senato.

Ecco cosa scrive, con la solita prosopopea razzistopadana, sul proprio profilo Facebook:

Si parte destinazione Napoli quando è ancora buio pesto. Con alcuni colleghi della Commissione Territorio e Ambiente del Senato oggi partecipo ad un sopralluogo nelle aree delle province di Napoli e Caserta interessate dallo smaltimento illegale di rifiuti e dai roghi tossici. E’ l’ennesima situazione scandalosa che si presenta al sud: montagne di rifiuti solidi urbani, speciali e pericolosi disseminati per anni in un territorio vastissimo, che hanno inquinato i terreni e le acque di falda, con gravi conseguenze per la salute cittadini. Molti rifiuti sono prodotti da imprese illegali non autorizzate.
Come può succedere tutto questo? Dove erano i Sindaci, i Presidenti di provincia e della regione (Bassolino), le ASL, le ARPA, le forze dell’ordine che dovevano controllare? E’ la conferma che l’Italia è proprio divisa in due! Al nord c’è la cultura della legalità e della gestione dei rifiuti, anche perché se abbandoni in giro un pezzetto di cemento-amianto ti prendi una stangata pesantissima. Al sud invece regna il menefreghismo e l’impunità assoluta! Chi pagherà la bonifica della Terra dei Fuochi? Non può essere sempre pantalone!!!

E poi la ridda di commenti:

Prova tu a buttare l’immondizia per strada, nel giro di mezz’ora ti vengono a suonare i vigili , giustamente. .. li no, jamme ja’!!!

Lo squilibrio è talmente forte tra nord e sud che meritano di essere lasciati soli nella loro cultura del menefreghismo, nel non rispetto del prossimo e quanto ne consegue.

Costoro devono vivere in un ultramondo tutto verde, da non sapere che anche nelle lande del civilissimo nord avvengono cose non proprio limpide, ad esempio, e lo ricordo solo incidentalmente poichè non è questo quello di cui voglio parlare, date un’occhiata qui.

Il senatore dimentica innanzitutto che il problema dei rifiuti speciali, al di là della becera demagogia, riguarda anche gli imprenditori delle latitudini da cui egli proviene.

O’ Monnezzaio campano è servito a salvare, per anni, l’industria nazionale italiana, come ha avuto modo di scrivere l’Independent qualche settimana fa.

I bassi costi di smaltimento hanno permesso a tante aziende del nord si sopravvivere in un mercato globale che iniziava a manifestare il volto truce della competizione aggressiva. Ed in lontananza, il crepuscolo del mito industriale del Nord Est.

Caro senatore, ascolti pure le telefonate degli industriali delle sue zone e mi dica se quel menefreghismo che dimostrano era più innocente di tutti quelli che sapevano e non hanno parlato.

Venga, venga nella terra dei fuochi, troverà i copertoni della sua vecchia auto, il tetto di eternit del casale del vicino, gli scarti dei pellami delle scarpe che indossa e che orgogliosamente porta al piede perchè Made in Padania.

Venga, venga e vedere tutti i malati di cancro che poi si spostano al Nord. Chi ne trae beneficio? Glielo dico io, le aziende sanitarie della sua terra. Mi dica in quel caso i soldi di Pantalone, sono meno pesanti da digerire?

Io credo che lei, fondamentalmente, ignori (e questo si è colpevole) il fatto che le emergenze rifiuti avevano ed hanno luogo perchè le discariche legali vengono rese sature da rifiuti industriali provenienti da fuori regione. Sono i collaboratori di giustizia ad averlo detto e la magistratura ad averlo accertato.

Lei si meraviglia di dove siano i politici che dovevano controllare? Lo chiede a noi? Mi risulta che qualche politico sia espressione di movimenti e partiti suoi alleati in governi passati, o sbaglio? Siedono vicino a lei in parlamento, lo chieda direttamente a loro. E si chieda anche dove sono quegli imprenditori, suoi conterranei, coinvolti nelle indagini di Cassiopea.

Provi a leggere quanto, un anno fa scriveva la senatrice Capacchione sul Mattino:

Si scopre, cioè, che in tutte quelle carte mancano i nomi: di mediatori, di lobbisti che hanno tessuto la strategia, di uomini delle istituzioni che hanno tollerato o coperto il traffico di rifiuti, di industriali che hanno approfittato dell’offerta a costi bassi per smaltire milioni di bidoni di sostanze velenose finiti nelle terre di Giugliano, Villaricca, Villa Literno, Casal di Principe, Maddaloni, Marcianise. A voler riunire le 191 inchieste in una sola, si scopre che raccontano, dunque, una storia incompiuta, piena di buchi: quelli delle discariche abusive e quelli delle conoscenze investigative, interrotte quasi sempre a mezza strada”

Ma quando inizia Gomorra? Partiamo dall’inizio, e cioè dal racconto dell’imprenditore Pietro Colucci che data la nascita dell’ecomafia facendola coincidere con l’emergenza rifiuti in Lombardia e Toscana, nel 1985. Colucci ha riferito dei camion che arrivavano dal Nord e che finivano nelle discariche di Sessa Arunca e Castelvolturno.
Ebbene, la prima – regolarmente autorizzata – fu chiusa a furor di popolo (a capo del comitato c’era Raffaele Nogaro, il vescovo che allora reggeva la diocesi di Sessa e che poi passò a Caserta); l’altra, che era sempre stata abusiva, è poi diventata lo snodo centrale del sistema di smaltimento che faceva capo alla camorra casalese e mondragonese. Ai tempi delle proteste a Sessa Aurunca, i carabinieri fermarono decine di camion carichi di rifiuti che sversavano illegalmente l’immondizia nell’impianto di Giacomo Diana. Il quale fu denunciato ma mai fermato. Aveva ottenuto – ma da chi? – un salvacondotto che si rivelerà necessario al prosieguo della storia e alla crescita del sistema dei consorzi di bacino.

Ci risparmi la demagogia del campanile, senatore, rischia di fare soltanto brutte figure. Le fondamenta di quel campanile, di cui si sente fiero, poggiano sui rifiuti tossici sotto alla mia terra. E di questo, dalle mie parti, ne hanno ormai coscienza tutti.

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