Si, ma nel Medioevo il Sud era più arretrato

foto di Marco Esposito

Nella inconcludente diatriba da spogliatoio maschile, sulla validazione di una origine antropologica e genetica dell’arretratezza del Sud, il Corriere del Mezzogiorno di oggi, non potendo contestare i dati a ridosso dell’unificazione, asseverati pure dalla Banca d’Italia, va indietro nel tempo…fino al Medioevo.

Così Marco Esposito, giornalista e leader di Unione Mediterranea, commenta la scelta del quotidiano di Polito (lo stesso che denunciò uno scippo avvenuto a Napoli con un video risalente ad un episodio di cronaca due anni prima):

Marco Demarco, sul Corriere della Sera, ci riprova ad attaccare i meridionalisti. Stavolta lo spunto è un libro a cura dello storico Giuseppe Galasso che raccoglie gli atti di un convegno del 2011, tenutosi per i “festeggiamenti” dei 150 anni d’Unità. L’argomento portato è che ci sono prove di differente ricchezza tra Nord e Sud già nel Medio Evo e, quindi, il Sud è stato sempre arretrato per cui non è colpa di Garibaldi se oggi stiamo una schifezza.

Le “prove” dello storico divario non sono poi gran cosa: la ricchezza dei mercanti genovesi e l’esistenza di una finestra a vetri a Bologna nel 1335 e a Palermo solo nel 1476.

Ma il punto è un altro: ci sono dati ormai certificati, che Demarco e Galasso fingono di ignorare, di una sostanziale equivalenza economica tra le due Italie nel 1861. Persino per Emanuele Felice la Campania era più ricca del Piemonte quando è stata sottomessa. E la Banca d’Italia, nel 2014, ha certificato che la produzione industriale della Lombardia nel 1861 era inferiore a quella della Campania, così come quella dell’Umbria era al di sotto di quella della Basilicata.

Supponiamo quindi che nel 1300 o nel 1600 ci fosse un divario economico a favore del Nord. Cosa sappiamo degli anni successivi? Che nel ‘700 e fino al 1860 quel divario, se c’era, fu recuperato fino ad annullarlo e che gli anni di indipendenza del Regno delle Due Sicilie portarono uno sviluppo economico di tutto rispetto. Poi, dopo il 1860, quella sostanziale parità economica venne meno e l’ex Regno divenne nel giro di pochi decenni tutto arretrato. Garibaldi ha rotto i vetri delle finestre del Sud.

 

Questo invece il commento di Pino Aprile:

Fallito, dopo 150 anni, di giustificare il ritardo post unitario del Sud con un ritardo già esistente al momento dell’unità (gli studi di Fenoaltea, Ceccarelli, Malanima, Daniele, Tanzi, università di Bruxelles) rivelato da John Davis che l’arretratezza del Sud fu un’invenzione di Benedetto Croce, adesso si retrodata il ritardo al Medioevo, tacendo che al momento dell’unità non c’era più.
L’importante è che i meridionali siano arretrati, non importa quando, purché sia una volta nella storia e, chissà se è vero, allora è per sempre.
Conclusione: you are curt, nir e mal’cavat.

Ma dico io, alla fine della fiera volendo dare ragione a Galasso e Demarco, cosa si vuole dimostrare? L’incapacità genetica del Sud allo sviluppo? Andremo indietro fino alle prime esperienze di baratto dell’Uomo di Neanderthal individuando in quello padano una maggiore capacità di scambio merci? Mah…