“Speriamo nel Vesuvio” la pizzeria che inventa un ossimoro

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Confidare nel Vesuvio, come ogni domenica viene fatto in tanti stadi italiani, e legare l’invocazione al nome di una pizza da 9 euro è decisamente un ossimoro.
Un pò come intitolare il Palazzo di Giustizia a Totò Riina o un’isola ecologica a “Cicciotto e ‘Mezzanotte”.

Eppure succede in una pizzeria ligure. La foto del menù è diventata virale e qualche testata pubblica anche nome e cognome del proprietario col numero di telefono del locale.
L’immagine (“speriamo nel Vesuvio”, recita) ha suscitato ovviamente indignazione anche perchè è stata scattata da un ragazzo campano che, a quanto racconta, si trova in Liguria come volontario per aiutare le popolazioni colpite dall’alluvione. Ragione, questa, che ingigantisce la contraddizione e l’ossimoro.

Il proprietario del locale si difende e racconta di un grosso equivoco. Riferisce di telefonate di protesta e di idiotissime e ancor più stupide del nome della pizza, minacce. Yuri, il proprietario, riferisce che il suo era solo l’auspicio a che il Vulcano non si risvegliarsi mai e.adduce le origini campane del nonno a motivo della sua buona fede (tuttavia alcuni lettori fanno notare che in rete esiste una intervista dove lo stesso proprietario, per pubblicizzare il locale vanta orgogliose origini piemontesi. Insomma natali buoni per ogni occasione) Sarà un equivoco anche il nome di Vallanzasca associato ad un’altra pizza? Mah…come al solito avremo capito male noi.
Questa è una conseguenza anche della tolleranza a certi cori che, come ripeto da anni, vengono emulati nella quotidianità uscendo dal porto franco di legalità ed intelligenza in cui nascono.

Secondo me è un crimine anche vendere una pizza a 9 euro…A Montesanto dalla Trattoria Vecchia Napoli, con 9 euro ti danno gli antipasti e pure la bibita. E ti lasciano 2 euro di resto. Ma, soprattutto, si uniscono al coro: Forza Genova, quando in tv appaiono le immagini dei disastri ambientali.

Ps: speriamo che Report non prenda tutto sul serio e indaghi sui rapporti tra il Vesuvio e l’enogastronomia partenopea

2 Risposte a ““Speriamo nel Vesuvio” la pizzeria che inventa un ossimoro”

  1. Potremmo copiarla ed inviarla, ma che ne dice di abilitare il tasto destro del mouse sul suo sito cosi’ da permetterci appunto di copiarla … la lettera? 🙂

    1. ha ragione ma non riesco a disabilitare lo script , provi qui:

      Gentili componenti della Commissione,
      siamo cittadini europei, dell’Italia del Sud, preoccupati perché un’antica patria mediterranea, con venti milioni di abitanti, è ormai in decremento demografico, persino peggio di quanto avvenne nel 1867, a causa della lunga guerra per unificare l’Italia, e dopo il primo conflitto mondiale, in seguito a quella che è ritenuta la peggiore pandemia di sempre (50 milioni di morti): l’influenza detta “spagnola”. Il disastro umano, sociale, civile, si consuma nell’indifferenza dell’Italia e dell’Europa. Eppure, i maggiori responsabili della tragedia, nonostante le migliori intenzioni (almeno quelle, si spera…), sono gli ultimi governi italiani e alcuni squilibri creati dall’Unione Europea. Questa lettera è un atto di fiducia in donne e uomini cui è stato affidato il compito di migliorare l’Europa.
      Il Mezzogiorno d’Italia è particolarmente danneggiato da alcune norme europee e dal distorto uso, da parte del Governo italiano, delle risorse UE per la convergenza fra aree dello stesso Paese. Stretto in questa tenaglia, il Sud italiano non può reggere la concorrenza dei Paesi dell’Est non aderenti all’euro, che ai generosi aiuti UE possono aggiungere la possibilità di svalutare la propria moneta, guadagnando vantaggi enormi su chi deve rispettare i vincoli della moneta comune. Un distacco insuperabile se, come avviene in Italia, i fondi europei per la coesione territoriale sono usati dal Governo per accrescere il divario, invece di ridurlo. Il che, correggeteci se abbiamo capito male, è contro i principi che hanno portato alla nascita dell’Unione Europea e della Carta di Nizza. Così, al Mezzogiorno d’Italia, non resterebbe che uscire dall’euro e rendersi indipendente, per tentare di salvarsi. Scelte che scatenerebbero ulteriori tensioni e sarebbero il segnale di una forte perdita di peso delle ragioni che hanno garantito, con il percorso unitario del continente, il più lungo periodo di pace e di prosperità. Intendiamo così richiamare a una maggiore giustizia le persone cui sono affidate le istituzioni europee; e segnalare che i numeri del bilancio presentato dal nostro Governo a questa Commissione, pur se formalmente corretti (sarà Vostro compito accertarlo) sono il risultato di una feroce spoliazione della parte più debole e più povera dell’Italia; i presunti risparmi sono ottenuti togliendo risorse al Mezzogiorno, per destinarle alla parte del Paese già più dotata di infrastrutture e servizi. In tal modo, con i fondi europei per la convergenza, il Governo italiano incrementa il divario fra il Nord e il Sud, dove l’emigrazione è tornata ai livelli degli anni Cinquanta e due giovani su tre sono senza lavoro (eppure sono stati appena sottratti altri miliardi destinati al Mezzogiorno, per incentivare le assunzioni al Nord).
      Il Governo ha appena deciso che quasi tutti gli investimenti per le ferrovie vadano al già più che attrezzato Nord, e solo l’1,2 per cento al Sud (60 milioni su quasi 4.859, tra Sblocca Italia e Legge di Stabilità), nonostante nel Mezzogiorno ci siano città come Matera, Capitale europea della Cultura 2019, non ancora raggiunte dalle Ferrovie dello Stato; le due maggiori città del Sud continentale, Napoli e Bari, siano prive di collegamento diretto; per arrivare il treno da Catania a Trapani, ci vogliano più di 15 ore. Il sottosegretario dalla Presidenza del Consiglio, onorevole Graziano Delrio, ha detto che bisogna studiare la consistenza delle rocce, al Sud, prima di poggiarvi su i binari. Abbiamo così appreso, finalmente, perché, nel terzo millennio, il Sud ha linee ferroviarie tanto scarse e malandate (dove ci sono, non è stata portata l’alta velocità, e quella media è talvolta più bassa oggi che nei primi anni del Novecento). Ove Voi conosceste un buon geologo, Vi saremmo grati se ne deste nome e numero di telefono all’onorevole Delrio, nel prossimo dei Vostri incontri.
      Analogamente, i miliardi del decreto “Sblocca Italia” sono stati presi da un fondo per il Sud e saranno spesi al Nord; nel ciclo di Fondi europei 2014-2020 l’Italia conta di risparmiare 12 miliardi sul cofinanziamento nel Mezzogiorno, la cui quota scenderebbe dal 50 al 25 per cento, rinunciando a progetti nelle regioni più povere, mentre resta il 50 per le più ricche. Vi diranno che è stato deciso per l’incapacità di spendere di quelle Regioni. Ma questo è spesso dovuto ai vincoli del patto di stabilità e alla tortuosità delle procedure. I ministeri del Governo centrale fanno pure di peggio (dei 105 milioni per la zona archeologica di Pompei, in due anni, ne è stato speso solo uno); dai Governi precedenti era stata ideata un’Agenzia per controllare i tempi di realizzazione dei progetti e, in caso di inadempienza, sostituirsi agli enti locali inetti. Il varo di tale strumento è inspiegabilmente lento, mentre i suoi poteri scemano e i fondi che dovrebbe gestire sono dirottati al Nord.
      Di quelli per la Coesione territoriale, che avrebbero dovuto essere impiegati per l’85 per cento al Sud, ben il 73 per cento è stato invece speso altrove e la sola Lombardia (la regione più ricca) si è vista finanziare più progetti che le otto regioni meridionali messe insieme. E sono finiti soprattutto in Lombardia i soldi per combattere l’abbandono della scuola da parte di studenti poveri o disagiati, mentre il fenomeno è massimo al Sud; i soldi per riattare le scuole terremotate sono andati per un terzo del totale in Lombardia e per il 97 per cento al Centro-Nord, pur se la gran parte delle scuole terremotate è a Sud; le nuove norme di questo Governo per gli asili nido hanno sottratto altri 700 milioni al Mezzogiorno (che ne è quasi privo) per darli al Nord, dove c’è la quasi totalità degli asili; i nuovi criteri per la spesa sanitaria hanno spostato somme enormi (in tre anni, un miliardo dalla sola Campania, una delle regioni più disagiate d’Italia) dal Sud al Nord; e un decreto dello scorso Governo sottrae risorse alle università più povere, quasi tutte nel Meridione, per destinarle alle più ricche (da quattro anni, il ministero dell’Istruzione ha addirittura escluso tutti i poeti e scrittori meridionali, pur se premi Nobel, dai programmi per l’insegnamento della letteratura italiana del Novecento nei licei).
      Sono esempi scelti a caso fra i tanti, per mostrare che si toglie dove c’è meno e si aggiunge dove c’è di più. I Governi italiani negano al Mezzogiorno gli investimenti statali, o li riducono ferocemente, contando di ricorrere solo a quelli europei; poi, però, troppo spesso, pure quelli sono spesi al Nord. Il parlamentare Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, dello stesso partito del capo del Governo, denuncia che, ormai, «se si assume un operaio a Milano, lo si fa con i soldi della Calabria e della Campania». E se c’è da “abbellire” il bilancio per ottenerne la Vostra approvazione, si tagliano ulteriormente gli interventi solo al Sud.
      I numeri, così, sembrano corretti; ma, essendo l’Europa il giudice di quei numeri, all’Europa ci rivolgiamo per segnalarne l’iniquità, a danno dei più disagiati. E non meno iniquo è il confronto che, con le sue scelte, l’UE impone fra aree in ritardo della zona euro e aree dell’UE fuori dalla moneta comune. In prospettiva, e in parte già adesso, questo squilibrio condanna gran parte dell’Europa mediterranea. È questo che si vuole? È vero che l’Unione ha trasformato in concorrenti i nemici storici del continente, ma è vero pure che certe squilibrate concorrenze possono far danni altrettanto gravi di una guerra. E seminare divisioni altrettanto forti.
      Scriviamo convinti di avere degli interlocutori nelle strutture e nelle persone dell’Unione. E rifiutiamo l’idea che i popoli del continente, spinti a unirsi da tante tragedie, possano accettare l’ingiustizia.
      Sperando nella Vostra attenzione, siamo a disposizione per qualsiasi richiesta di approfondimento e la fornitura eventuale di documentazione dei fatti citati e di tanti, troppi altri.
      Grazie dell’attenzione. Un cordiale saluto.

      Chiunque può far propria la lettera, aggiungere in calce la propria firma ed inviarla ai commissari.Questo l’indirizzo :

      [email protected]

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