Torino : “Il cranio del brigante ritorni in Calabria”

Creato il 15 gennaio 2013 da Ilazzaro

 

Torino : “Il cranio del brigante ritorni in Calabria”

 
Dal dì che nozze, tribunali ed are, diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d’altrui, toglieano i vivi
all’etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.

Così scriveva Ugo Foscolo nei suoi Sepolcri per evidenziare quanto la pietas umana, sottraesse alla luce i feretri dei propri simili, dopo la morte, destinandoli,  alla devozione sepolcrale, sin dalla notte dei tempi.

Non così la pensano al Museo Lombroso di Torino, dove da anni il Comitato No Lombroso, chiede vengano restituiti alla terra i resti dei briganti meridionali, condotti dall’esercito sabaudo al cospetto di Cesare Lombroso che, sezionatili, ne trasse poi le errate convinzioni sul delinquente abituale. E brandelli di razzismo meridionale che, a quei tempi, giustificò una guerra di invasione indicando in campani, calabresi, lucani, pugliesi, siciliani ed abruzzesi, soggetti dediti a delinquere e dotati di minorità fisiche. Tanto che ci fu qualche ministro, all’indomani dell’Unità, che pensò addirittura di spedire i meridionali nel Borneo, suscitando la preoccupazione (uno scatto d’etica?) della diplomazia d’oltremanica.

Così, avevamo partecipato anche noi all’iniziativa del Comitato No Lombroso, inviando email  ai consiglieri comunali di Torino , invitandoli ad appoggiare  la mozione del consigliere Mangone (Pd): esortare il Museo Lombroso a restituire i resti del (presunto) brigante Villella al proprio paese Motta San, ed al sindaco, discendente proprio dal Villella. Forti anche di una sentenza del Tribunale di Lamezia Terme che impone al Museo la restituzione delle spoglie.

Acceso il dibattito in aula, ieri, così La Stampa, quotidiano di Torino, scrive: Ma alla fine quella mozione che in pochi giorni ha fatto il giro d’Italia – ed è pure rimbalzata su parecchi siti stranieri – presentata dal consigliere Domenico Mangone (Pd), è stata approvata da un Consiglio comunale che per metà si è astenuto, sindaco Fassino in testa. Ciò che importa però è che siano bastati sedici voti favorevoli perché passasse un documento unico nel suo genere che impegna «La Città a promuovere ogni iniziativa affinché si giunga alla sepoltura dei resti, anche attraverso la restituzione delle spoglie ai discendenti o alle amministrazioni comunali, trattenute nel museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso di Torino».

Un atto di umanità e l’invito a sostituire i resti con dei calchi e delle riproduzioni. E l’auspicio, da parte di alcuni consiglieri, al Sindaco, di creare a Torino un museo dell’immigrazione.

Una nota di colore: ci ha stupito l’opposizione di alcuni consiglieri del Movimento 5 Stelle, soprattutto dopo che il loro leader, Grillo, proprio nei comizi tenuti al Sud, non aveva certo indugiato su una revisione di taluni aspetti del Risorgimento.

Possa essere questo l’inizio di una storia realmente condivisa.

Così, Pino Aprile commenta dal proprio profilo Facebook:  cari prof dell’università: quell’osso è un segno di una dignità offesa e di un’offesa che non è più accettata. Lo rivogliamo, per rimettere a posto qualcosa che ci fa ancora male e che la vostra resistenza spinge a ritenere incredibilmente viva dopo un secolo e mezzo. Non penso sia così (a parte uno due casi… noti), ma il vostro comportamento autorizza a ritenerlo. Serve solo a ritardare qualcosa che avverrà, che si potrebbe far bene prima, invece che male e a forza, dopo.

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