Tornano le bionde in strada e il pil s’impenna

Era dal finire degli anni 90 che non rivedevo, nella provincia flegrea, per strada, il “bancariello” che vende al dettaglio le sigarette di contrabbando. Non tenute nascoste nella borsa dalla madre di famiglia in difficoltà economica, col timore d’essere fermata, ma in maniera piuttosto sfacciata, come la vendita di un qualsiasi altro prodotto da ambulante.

Negli anni ’80 un vecchio adagio recitava “Il contrabbando per Napoli è come la Fiat per Torino” e nei fatti così era per tutti, compreso lo Stato che chiudeva un occhio e pure l’altro. Certo, ogni tanto era divertente osservare gli inseguimenti tra motoscafi blu dei contrabbandieri e quelli della Finanza nel golfo tra Ischia e Napoli, ma per 3 quintali sequestrati più del doppio erano già per strada pronti per essere venduti.

Di banchetti non se ne vedevano dai tempi in cui i bombardieri della Nato volavano sulla Serbia di Milosevic e l’Adriatico era divenuto impraticabile. Così pure lo Stato aveva deciso che era venuto il momento di approfittare dell’occasione e chiudere definitivamente col contrabbando.

“Tonino o biondo” a Montesanto, 60 e passa anni per strada con la stecca in mano, se ne andò in pensione. Sulla piazzetta del Carmine, a Pozzuoli, da tempo la criminalità organizzata aveva deciso di affidare il contrabbando ai nordafricani.  “Peppe a’ Mabboro” prese la valigia di cartone e se ne andò al Norde. Qualche tempo dopo lo seguirono Mohamed e Husain. O brigante o emigante.

La buonanima di Totonno o’zuoppo (nomi da mitologia del terzo millennio) con i soldi di 50 anni di contrabbando si era comprato un paio di bar e qualche locale in cui mise a lavorare tutti quelli che gli vendevano le bionde al dettaglio. Riconversione del capitale umano, altro che Job Act.

E allora perchè sono ritornati i “bancarielli” per strada (giusto a titolo di informativo, nell’area flegrea le sempiterne rosse sono state sostituite da marche italianissime, la Yes Smoke di Settimo Torinese e la 821 Italian Tech. Costano la metà rispetto alle originali, 2 euro anzichè 4 e secondo gli inquirenti vengono prodotte in Africa)? Donde questa nuova apparente tolleranza?

Si scrive che la “crisi” accentua il fenomeno. Vero ma è altrettanto vero che il contrabbando, insieme a prostituzione e droga fanno alzare di un punto percentuale il prodotto interno lordo. Un motivo per decidere di tornare a tollerarlo? Voglio ragionare per assurdo in questo Paese dell’assurdo e allora rispondo, forse si,  ma neanche l’unico se si pensa che il Sud versa in uno stato di coma accelerato dagli ultimi (non) interventi del Governo che ha tagliato il cofinanziamento dei fondi europei (che verosimilmente andranno persi) e ha distratto i fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno, verso altri lidi. E allora immagino lo stesso tavolo che pianificò la tolleranza per l’invio dei rifiuti tossici in Campania. Con, più o meno, gli stessi attori.

“Che devono andare a rubare questi? E allora…Così la finiscono pure e scassà o c…loro e la disoccupazione.“. Ma no, chiudiamo gli occhi su quella vecchia forma di welfare delegato che è il contrabbando. Un ammortizzatore sociale evergreen che fa comodo a tutti. E poi perchè tarpare le ali al loro originale spirito imprenditoriale?

Al netto di tutti i sermoni “convegnisti” sulla legalità, sulle nuove teorie lombrosiane e sull’affermazione delinquenziale su base territoriale, perchè credo che la Napoli “offshore” sia funzionale al “sistema” (e pure o’sistema). Funziona così da quando 154 anni fa, si decise di delegare alla camorra il controllo del territorio e forme rudimentali di assistenza sociale. Tutti i Salvatore de Crescenzo di ieri e di oggi ringraziano. Tanto il problema vero è che non indossano il casco.