Investimenti nella ricerca? Le briciole al Centro Sud

 
Anche nella ricerca lo storytelling renziano è coerente con se stesso, con una scelta sistematica delle aree geografiche a cui destinare fondi.

La denuncia è dapprima partita, sulle pagine de La Repubblica, dalla senatrice a vita Elena Cattaneo che ha denunciato come il petaloso progetto del Human Technopole , da realizzarsi sulla ex area Expo di Milano con un investimento di un miliardo e mezzo per i prossimi dieci anni, sia del tutto discutibile.

Ciò perché l’Istituto Italiano di Tecnolgia, affidatario del progetto, ha già ricevuto cento milioni all’anno nell’ultimo decennio

“in buona parte accantonati in un tesoretto (legale ma illogico) che oggi ammonterebbe a 430 milioni”. La senatrice vede il pericolo di “una nuova corte dei miracoli (a prescindere che si chiami Iit) presso la quale c’è già chi si è messo a tavola”. Infatti, “l’Iit dice che non farà tutto da solo. Recluterà, con i soldi pubblici, ricerche (cioè idee) di altre istituzioni. […] “In altre parole l’Iit riceve e ri-eroga fondi pubblici, come un’Agenzia di finanziamento, […] quando ogni studioso avrebbe il pieno diritto di accedere ai fondi direttamente alla fonte pubblica, con l’idea di cui è depositario, senza pagare pegno al Re Mida di turno”. (Fonte: Il Mulino)

Un nuovo distributore all’italiana di clientele?

Dalle pagine della rivista Il Mulino, rincara la dose il professor Viesti denunciando la consueta ripartizione dei fondi nella ricerca che conferma la tendenza nell’affidamento, con la sistematica esclusione degli atenei centro meridionali:

Così all’Iit andranno, stando a Roars, risorse per 1.500 nuovi ricercatori. All’intero sistema universitario nazionale ne sono stati destinati, con l’ultima legge di stabilità, 861 (pari a circa un decimo della riduzione del personale docente degli ultimi anni). Per non farci mancare niente, i criteri con i quali il Miur ha deciso di ripartire fra le sedi queste risorse saranno forse anch’essi petalosi, ma certamente fanno sorgere moltissimi dubbi. Sia per lo straordinario premio che viene discrezionalmente destinato agli atenei di minore dimensione, in particolare ad alcuni, ripetutamente favoriti nel periodo più recente; sia per l’utilizzo dei risultati della valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 (in sé oggetto di aspre discussioni), come nuovo criterio, anch’esso discrezionale, per ripartire in modo assai asimmetrico fra sedi le nuove risorse umane, con una vistosa, ulteriore, penalizzazione del sistema universitario del Centro Sud.

Meno ricerca, meno lavoro, meno opportunità, più esercito: la ricetta del governo Renzi.