Ricercatori napoletani leggono i papiri carbonizzati di Ercolano

foto Wired

Una scoperta importantissima frutto della ricerca di un pool di studiosi napoletani che sono riusciti a “srotolare” senza aprirli, e quindi danneggiarli, i papiri di Ercolano carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio che distrusse anche Pompei.

Come si legge in uno studio su Nature Communications, gli scienziati dell’Istituto per la microelettronica e i microsistemi del Cnr di Napoli hanno utilizzato un un nuovo metodo di imaging non invasivo per svelare il contenuto dei papiri carbonizzati senza srotolarli (e quindi trasformarli in cenere).

Sono centinaia i rotoli di papiro sepolti dall’eruzione del Vesuvio, e che sono stati scoperti 260 anni fa nella biblioteca della Villa dei Papiri di Ercolano, paese vicino Napoli. Durante l’eruzione, il gas vulcanico incandescente li ha carbonizzati e li ha resi fragili e estremamente vulnerabili a ogni tentativo di leggerli. Si spera che la nuova tecnica possa essere utilizzata anche per decifrare rotoli della stessa collezione che finora non sono però mai stati letti.

Vito Mocella e colleghi hanno sperimentato con successo la tecnica della tomografia a raggi X a contrasto di fase per decifrare il testo contenuto in una delle pergamene. La lettura a raggi X, finora, non era servita a molto, perché il rotolo carbonizzato e l’inchiostro nero di carbone assorbono questo tipo di raggi molto debolmente. La tomografia, invece, è riuscita a far distinguere bene l’inchiostro dal papiro, nonostante le composizioni chimiche simili, perché sfrutta la differenza di fase (ossia una misura di quanto velocemente luce, o altra radiazione, si propaga attraverso un materiale) tra le due sostanze, contribuendo a migliorare il contrasto tra loro.

Vito Mocella e colleghi hanno sperimentato con successo la tecnica della tomografia a raggi X a contrasto di fase per decifrare il testo contenuto in una delle pergamene. La lettura a raggi X, finora, non era servita a molto, perché il rotolo carbonizzato e l’inchiostro nero di carbone assorbono questo tipo di raggi molto debolmente. La tomografia, invece, è riuscita a far distinguere bene l’inchiostro dal papiro, nonostante le composizioni chimiche simili, perché sfrutta la differenza di fase (ossia una misura di quanto velocemente luce, o altra radiazione, si propaga attraverso un materiale) tra le due sostanze, contribuendo a migliorare il contrasto tra loro. (fonte: Stefano Pisani su Wired)