Con un nome così, non poteva che essere indissolubilmente legato all’identità della propria terra. Quella inclusiva e non esclusiva. Quella che accoglie senza perdere di vista chi è, anzi trovando nell’altro i semi di se stessa.
Quella che, col Neapolitan Power, chiedeva e rivendicava, denunciava fuori dagli apparati e dal pensiero unico radical chic, quello con la puzza sotto al naso perché ‘o napulitan nun po’ tenè mai ragione oltre ogni nostalgismo. Già più di quarant’anni fa. E quando la musica cambia, tremano pure le mura delle città. E niente di quanto era ed è stato è più al sicuro dalla messa in discussione.
Non è un caso quindi che anche un mostro sacro della musica italiana abbia deciso di omaggiare Carlo D’Angiò con una rilettura non stereotipata della storia dell’Unità d’Italia.
Un omaggio a Carlo D’Angiò, Artista di notevole spessore e storiografico oltre che musicista. Basti pensare che è stato uno dei primi a spiegare in musica il fenomeno del Brigantaggio come vero e proprio movimento di Resistenza e non comuni delinquenti come i libri ufficiali di Storia ci hanno voluto far credere.
Sofiuzzella era la la principessa contadina che tutti chiamavano Iuzzella, figlia illegittima della regina Maria Sofia di Borbone.
Non poteva mancare l’omaggio di Eugenio Bennato:
L’artista non muore, non può morire. Può trasformarsi in un mito, in una luminosa meteora che è passata e ha lasciato un segno indimenticabile.
Carlo D’Angiò, primo fra tutti, ha trasformato con la sua voce i canti antichi della tradizione del sud in espressioni vive e antagoniste del mondo contemporaneo. L’energia di quella proposta ha conquistato anime e menti, coinvolgendo nuove generazioni e dando avvio ad una vera rivoluzione di costume di cultura e di arte.
“Brigante se more” l’abbiamo scritta insieme, in una serata di primavera del 1979. Toccava a noi dare una voce alla storia negata dell’insorgenza meridionale, intervenire creativamente dove la tradizione taceva, e rompere con una semplice melodia un silenzio che durava da oltre un secolo.
Quel canto è diventato un inno, l’inno del sud cantato da milioni di spiriti ribelli, e fin quando risuonerà, Carlo sarà sempre lì, presente e sorridente accanto a noi.