Ha stato la camorra (forse si, ma parliamone)

La nuova frontiera del giornalismo d’inchiesta al tempo dei social è: laptop aperto (meglio se quello con la mela morsicata illuminata sul retro), una serie tv in sottofondo, una bella tazza di cioccolata calda preparata dalla mamma, l’ambiente confortevole della cameretta illuminata da faremo alogeno, una serie tv in sottofondo,e la bulimia da like che trasforma i pseudo giornalisti di inchiesta in narcisi dell’ovvietà, della superficialità e della banalità. Col loro carico di lettori “indinniati” in adorazione, si intende.  Il giornalismo che non va per strada ma s’informa de relato e cerca di fare opinione. Da rabbrividire.Ora, senza voler scendere completamente nel merito delle manifestazioni di ieri notte a Napoli, solo una riflessione: continuare ad addurre la camorra a ragione ispiratrice (camorra che pure era infiltrata probabilmente) vuol dire continuare a negare l’esistenza di problemi reali che la politica si rifiuta di affrontare, vuol dire continuare a delegarle consenso e controllo del territorio.

O, meglio, che prova ad affrontare con piglio da operetta, da macchiette del decisionismo, da ducetti da diretta fessubucchiana con cadenza settimanale, tanto da poter essere tranquillamente catalogate nello storytelling  apocalittico di un broadcaster qualsiasi. L’economia partenopea (e dell’area metropolitana) si basa sulla ristorazione, il wedding ed il turismo. I due asset principali dell’economia campana sono agroalimentare e turismo. In parole semplic,i a Napoli e provincia, non può avvenire, come successo altrove, che si freghi il lockdown fingendo di produrre mascherine o modificando o aggiungendo codici Ateco alla fabbrichetta del cummenda per continuare a farsi i cazzi propri.

A Napoli resta, come se non ce ne fosse già abbastanza, la miseria, la sopraffazione, il welfare dei clan. E la gente se ne fotte, si se ne fotte, di ammalarsi, anzi, preferisce ammalarsi piuttosto che perdere ulteriormente la dignità che deriva dal lavoro. La solfa del “manifestassero contro la camorra” ha stancato. Anche perché non si capisce per quale ragione non venga rivolta medesima richiesta a lombardi e veneti, dove le mafie sono pienamente inserite nel tessuto produttivo e condizionano l’esito delle elezioni politiche. Ma anche basta. 

Minacciare lockdown senza al contempo prevedere forme di sostegno, tempestive e reali, per il tessuto produttivo è come tendere un elastico fino al punto di rottura. E quell’elastico è la tenuta sociale di un territorio

PS: andatevi a guardare i luoghi di nascita dei martiri delle mafie prima di provocarci ulteriori orchiti, grazie.

PPS: se v’è tale certezza del ruolo della camorra,  i servizi segreti hanno informato il Ministero degli Interni del pericolo?