Napoli, pensavo fosse Raqqa e invece era un paletto

Ha fatto scalpore quanto dichiarato, qualche giorno fa, dal presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli: Partenope, per gli operatori sanitari, sarebbe come Raqqa, la città siriana, qualche tempo fa in mano all’Isis.

Ascoltavo esprimere lo stesso concetto anche ieri ad una trasmissione radiofonica mattutina, condito con le consuete analisi socio antropologiche meneghine sul tessuto criminale napoletano, sulla violenza dilagante nella città partenopea, eccetera eccetera eccetera. Del resto, si diceva, se cercate su Google, “assalto all’ambulanza”, compaiono solo due immagini: una di Raqqa, in mano all’Isis ed una di Napoli.

Ora senza, come di consueto, voler negare l’esistente, mi pare di avere un dejavu.

Vi ricordate la bufala sulla rapina allo scrittore Sterling?

O quella della foto che documentava la fila dei terroni ai Caf, per richiedere il reddito di cittadinanza, quando in realtà si trattava di una immagine modificata, con Photoshop, scattata all’esterno di un ufficio postale e reperita tra le immagini di Google?

Ecco, quella della ambulanza colpita da un paletto tra le vie della partenopea Raqqa, sarebbe in realtà, come riporta un articolo comparso oggi sulle pagine della edizione locale de La Repubblica, una mezza bufala. Le indagini starebbero rivelando, infatti, che la rottura del  cristallo del mezzo di soccorso, sarebbe avvenuta a seguito di un incidente provocato dall’ambulanza stessa.

Ora, se occorreva denunciare con una iperbole le decine di episodi di violenza che avvengono a danno di medici ed operatori sanitari, va benissimo, ma il richiamo a Raqqa appare eccessivo se letto alla luce delle indagini degli inquirenti.

Anche perché finiscono per apparire come strumentalizzazioni politiche scevre di quel valore di denuncia che sottende, poi, alla affermazione della Verità.

Continuare a raccontare gli eccessi di Napoli, con una cronaca che, ripeto, se confermata dalle indagini, lambirebbe il confine  tra Gomorra e le fake news, ricoprendosi di superficialità, vorrebbe dire sminuire il valore e la forza della denunce stesse e finirebbe per indebolire, ulteriormente, le stesse vittime delle violenze. Perché proprio contro quegli eccessi, occorre misura ed equilibrio, non pregiudizio.