Quando il Sud aveva i conti in regola

A furia di addossare tutte le responsabilità ai “terroni suddisti” a volte sfugge la realtà, come spesso ripeto da queste pagine.

Per fortuna poi ci pensano anche oggettive riviste di settore, nella fattispecie quello economico, a fare un pò di luce e restituire le giuste misure agli accadimenti. Spiegatelo a Salvini e ai sottosegretari che invitano il sud a smetterla di pretendere aiuti esterni.

Dopo Il Sole 24 Ore è il magazine online Forexinfo.it a spiegare che il debito pubblico italiano è stato provcato dalla “piemontesizzazione” più che da una equa e saggia unificazione. Senza nostalgismi, giusto per correttezza della informazione:

Il “padre” dell’enorme debito pubblico italiano può essere considerato il regno dei Savoia, che alla vigilia delle guerre di indipendenza aveva i conti pubblici in dissesto e spesso comunicati in modo poco trasparente. Al Sud, invece, il Regno delle Due Sicilie era un esempio di virtuosità e di rigore di bilancio,

 

Ed ancora:

Di certo gli oltre 2.100 miliardi di euro di debiti (non le vecchie lire o i ducati ottocenteschi) della Repubblica Italiana di oggi non sono stati ereditati dai Savoia, ovvero dal Regno di Sardegna. Tuttavia, la gestione dei conti pubblici ha per più di un secolo e mezzo mantenuto quell’impronta, accollandosi così un’eredità decisamente scomoda.

 

Le finamze al Nord erano fuori controllo:

tanto che il debito pubblico aumentò del 565% nel decennio precedente all’unità d’Italia. I Savoia hanno quindi lanciato la politica della finanza allegra e la cultura del debito facile, oggi appannaggio della maggior parte delle potenze economiche occidentali. Per il Regno di Sardegna le guerre di indipendenza e successivamente l’unità d’Italia sono state senza dubbio il modo più semplice per sistemare i conti pubblici. D’altronde il Piemonte aveva una bilancia commerciale costantemente in rosso e ingombranti oneri legati al finanziamento delle proprie guerre (già dalla spedizione di Crimea, fortemente voluta da Cavour per poi spostare il focus delle potenze europee sulla “questione italiana”).

 

In poche parole, l’Italia ha ereditato un mostruoso debito pubblico generato dai Savoia:

Nel 1848 il debito piemontese era di 168 milioni di lire, ma nel 1859 era balzato a 1,12 miliardi di lire per un incremento monstre del 565%. Questa montagna di debiti era pari quasi al 74% del pil. I Savoia pagavano interessi annui sul debito pari a 68 milioni di lire, circa tre volte in più di quello che pagava il Regno delle Due Sicilie.  Il pil del regno napoletano era pari a 2,62 miliardi di lire, mentre quello dei piemontesi 1,61 miliardi di lire. Dal 1847 al 1859 il debito del regno napoletano era aumentato solo del 29,6% a 411,5 milioni di lire da 317 milioni.

Ed un’amara conclusione:

Il rapporto debito/pil del Regno delle Due Sicilie era pari al 16,57%, un valore che oggi farebbe impallidire anche la Germania di Angela Merkel

 

SI può discutere sul resto, certo, ma che i conti fossero in regola pare piuttosto oggettivo.

L’articolo completo

[banner network=”adsense” size=”468X60″ type=”default”]