A Napoli i senza tetto diventano “Spazzacammini”

foto Redattore Sociale

Spesso non sono nè la mancanza di una casa nè quella della “roba” a condurre all’alienazione e alla disperazione. È piuttosto la percezione dell’inutilità verso se stessi e gli altri, del sentirsi avulsi dalla società e dal mondo che sembra percorrere strade estranee alle proprie.

L’integrazione sociale nasce dalla possibilità di fare qualcosa di utile prima per la collettività e quindi per se stessi.

A questo proposito, oggi ho letto una notizia che da campano mi inorgoglisce. A Napoli, ad esempio, i senza tetto sono stati integrati nel progetto “Spazzacammini” (le due M non sono un refuso), organizzato dalla imprese sociali Gesco.Lo SpazzaCammino, in particolare, si impegna in un’opera di pulizia delle strade del centro storico, spazzandole negli orari maggiormente affollati dal passaggio di napoletani e di turisti.

Ad essi verranno poi affiancati i ragazzi del Servizio Civile. Badate che ai senza fissa dimora non è stata data in mano una ramazza con l’ordine di spazzare, prima sono stati sottoposti anche ad un corso di formazione. Perchè si tratta di un impegno sociale, non di un gioco. Il lavoro va fatto come si deve, nel salotto di Napoli.

L’obiettivo? Il raggiungimento della indipendenza economica. dell’emancipazione da una apartheid sociale (al momento il compenso è di 300 euro circa).

Sarebbe bello poter vedere inclusi in progetti del genere anche chi è soggetto ad un regime detentivo in carcere. Il recupero non può prescindere dal sentirsi parte di una comunità ed utile per essa.