Caro Brambilla, mi perdoni ma quanti luoghi comuni nella sua predica

Ho appena finito di rileggere l’ “editoriale”di Michele Brambilla, giornalista de La Stampa (e l’ho fatto due volte per evitare che fosse la pancia a rispondere) dal titolo: Quel che non si può dire sulle morti di Roma e Napoli.

Il titolo mi faceva presagire chissà che novità nelle opinioni, che rivelazioni ,ed invece ci troviamo davanti all’ennesimo articolo scritto per conoscenza indiretta e  de relato. Il solito pistolotto con la puzza sotto al naso che si può ascoltare nei bar di provincia dal Garigliano a salire.

Brambilla parte dalla morte di Ciro Esposito. E già mettere insieme l’episodio del giovane tifoso con quella di Davide Bifolco fa presagire, dal punto di vista della comunicazione, un’inclusione e un paragone (proditori) che non hanno senso se non nell’intenzione di voler pervenire a conclusioni che possiamo immaginare e che riguardano Napoli. E infatti,  l’autore del pezzo, a proposito delle manifestazioni pro Ciro, storce il naso perchè i cittadini chiamano la vittima  “eroe” proprio a Scampia (sic!), un quartiere dove “non tutti hanno le carte in regola per chiedere giustizia.”

Un pò come se decidessimo di celebrare i processi solo sulla base della purezza della fedina penale e la richiesta di giustizia fosse un’aspirazione solo degli incensurati. Insomma Barabba a quest’ora starebbe ancora al posto suo ed un ex presidente del Consiglio, certamente non di Scampia, oggi non siederebbe con altri a decidere le sorti di questo Paese e probabilmente tanti, in parlamento e negli enti locali, manco svolgerebbero le funzioni di amministratore.

Ma  tant’è, andiamo avanti. Scrive ancora Brambilla: l’altro ieri una perizia del Racis dei carabinieri si conclude affermando che De Santis, l’uccisore di Esposito, «fu vittima di un tentato omicidio» e sparò solo dopo essere stato già ferito, forse a coltellate

Premesso che ci sarà un processo e le prove verranno valutate dal giudice, chi era per strada in quella drammatica sera, testimonianza ne sono video reperibili anche su youtube, sa bene che il commando di De Santis aveva attaccato dei tifosi inermi su dei bus diretti allo stadio, quindi invocare la legittima difesa appare un tentativo surreale di descrivere certi eventi. Quello che “non si dice” come scrive lei nel titolo dell’articolo è che, lo riportano “voci della strada” e blog indipendenti che conoscono “l’ambiente”, pare ci siano state presenze che potrebbero imbarazzare qualcuno importante, in quel gruppetto di delinquenti. Tanto è vero che della identità di costoro, dei complici, ancora non se ne fa menzione da nessuna parte. E allora viene il dubbio, per carità solo il dubbio di un cittadino che vive nel paese della strage di Ustica e dell’Italicus,  che pure certe perizie servano a mitigare alcune posizioni. Ma questo non si dice.

Scrive ancora Brambilla: se a Cuneo vai in tre su uno scooter ti fermano e ti sequestrano il motorino. A Napoli invece non solo si può andare in tre, ma ci si può andare senza casco.

Anche questo è falso Brambilla. Le faccio l’esempio di Roma dove, in alcuni quartieri, leggendo anche qui le testimonianze di cronaca dei cittadini, oltre che l’esperienza diretta, si possono osservare giovani sullo scooter senza casco. Pratica da censurare senza se e senza ma. Il che dimostra l’acquiescenza dello Stato a certi comportamenti che sono diventati abitudine. Perchè fa finta di non vedere? Che dinamiche ci sono? Non sarà che “l’equilibrio” di certe aree di confine, è frutto di un accordo che, alla fine della fiera, con droga, prostituzione e sigarette di contrabbando contribuisce al Pil di questo Paese? Perchè si “girano dall’altra parte”? Che idea si trasmette in questo modo al cittadino se vede che lo stato fa finta di guardare altrove? Le ispirerebbe un sentimento di fiducia tutto ciò?

Aggiungo un altro elemento che lei non conosce perchè non vive a Napoli e neppure per la strada. Che farà storcere il naso a tanti, che a leggerlo sicuramente trasuda di paradosso, ma che rispecchia la realtà. Nella città che ha gli stipendi da paese post sovietico e i redditi in caduta libera, conosco molte famiglie, come quella presa in giro lo scorso agosto ovunque, che gira in tre sullo scooter. Si perde il fiato a spiegare loro che non si fa, che è pericolso, contrario alle regole e al buon senso ma talvolta resta, per alcune di esse, sia ben chiaro, l’unico modo per coprire grandi distanze considerato che: non hanno i soldi per acquistare un’ automobile nè per mantenerla, che l’assicurazione costa il doppo dello scooter che dovrebbe assicurare (può verificarlo da lei sui siti che comparano le Rc Auto ed è una delle iniquità inflitte a questa città), che i mezzi pubblici talvolta sono un’utopia e che quello resta l’unico modo per spostarsi e guadagnare qualche spicciolo recandosi  al posto di lavoro a nero per 400 euro al mese. Se sono fortunati.

Scrive ancora il giornalista:  solo un prete ha avuto il coraggio di dire che, quando è la camorra ad ammazzare per sbaglio un ragazzo, a Napoli non va in piazza nessuno.

Anche questo non è completamente vero. A novembre un fiume di persone è sceso in piazza contro la camorra per i danni provocati nella Terra dei Fuochi.

Pensi, nel 2008 a Chiaiano la gente è scesa in piazza per protestare contro la discarica gestita dalla camorra, ma fu tacciata di essere manovrata dai criminali, fu manganellata e mandata a casa. Solo nel 2014 si è scoperto che aveva ragione (confronti gli articoli dell’epoca e i video su youtube e si stupirà) e l’equivoco era nato da un granchio preso dai servizi segreti.Ma questo la stampa nazionale non lo ha detto e, nell’era della comunicazione, sono rimasti delinquenti.

Altri episodi sparsi in giro per la rete trovati con Google: Funerale di Mariano Bottari pensionato ucciso per errore dalla camorra: Ci sono anche la madre e il padre di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ucciso a Roma prima della finale di coppa Italia Napoli-Fiorentina, nella chiesa del Redentore di Portici (Napoli) dove si sono celebrati i funerali di Mariano Bottari, il pensionato di 75 anni ucciso per errore lunedì scorso per strada, a pochi metri da casa. La chiesta era gremita ; Lino Romano ucciso per errore dalla camorra: Scene di forte commozione si sono avute al termine del rito quando una cugina di Pasquale Romano, Antonella ha letto un breve ricordo della loro infanzia. Applausi all’uscita dalla chiesa della bara, sulla quale era stata collocata la maglia numero 1 da portiere e la sciarpa azzurra del «Club Napoli» di Cardito. La cittadina a nord di Napoli si è fermata completamente nella giornata di lutto cittadino. Chiusi negozi ed uffici, case con persiane abbassate; Carabiniere ucciso a Maddaloni (di cui gira notizia del funerale andato deserto): Circa 5mila persone per l’addio a Tiziano della Ratta , l’appuntato 34enne dei carabinieri ucciso sabato scorso a Maddaloni nel corso di un tragico tentativo di rapina.

Insomma di certo sono poche e andrebbero fatte quotidianamente, ma la si smetta di dire che i cittadini sono omertosi. Passa la stessa  bufala anche per le denunce (mancate) nella Terra dei Fuochi e poi si scopre di documenti della metà degli anni 80 (uno è del PCI di Casal di Principe), che avevano chiesto conto alle autorità di strani traffici. Richieste rimaste inascoltate. Così come tante denunce di cittadini comuni (la invito a guardarsi il documentario “A Biutiful Cauntri” per verificare) spesso cadute nel vuoto. Come tante denunce (e ne ho esperienza diretta) che si perdono nel “ma chi glielo fa fare”, o ” no da noi non può presentarla”, o “vada nell’altro ufficio”, che fanno presupporre quello che poi si è scoperto con le rivelazioni di Schiavone, e cioè che certe aree erano state destinate a pattumiera con l’acquiescenza (e la conoscenza) dello Stato.

Intanto stiamo ancora aspettando manifestazioni contro le mafie al Nord, dove diversi comuni sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose.

Brambilla conclude: si deve invocare l’intervento dello Stato, non la sua ritirata

Solo da questo blog, per non parlare delle istanze portate avanti da associazioni, comitati, professori universitari e giornalisti, sono due anni che si invoca l’intervento dello Stato e non la sua ritirata. In cambio abbiamo ottenuto: il taglio di tutti i presidi in queste terre di frontiera (tagli indiscriminati alle scuole e ai centri di assistenza, ad esempio, tanto che la stessa Save the Children mise in guardia i governi succedutisi nel tempo sostenendo che ciò avrebbe comportato problemi per la crescita sana dell’infanzia nel Sud dell’Italia), taglio al corpo docente, non erogazione di fondi per la costruzione di scuole (questa è recente ed è frutto dell’accoppiata Renzi Del Rio e della erogazione in base alla spesa storica, secondo cui se non hai asili continui a non averne) e al taglio del cofinanziamento statale per i progetti finanziati con fondi europei. Solo al Sud ovviamente. Abbiamo anche invocato più Stato contro i roghi tossici. Per tutta risposta invece di aumentare gli organici di vigili del fuoco e forze dell’ordine, hanno mandato l’esercito che non ha i poteri necessari a reprimere il fenomeno, che infatti prosegue tranquillamente. Ed i nostri polmoni lo sanno bene.

Brambilla, non parla, nell’articolo, della circostanza di non essersi fermati al posto di blocco (che pare non ci fosse) da parte di Davide Bifolco.. Quello forse lo sa, succede spesso anche ad altre latitudini, su questo blog ho raccolto alcuni episodi accaduti di recente al Nord.  Come vede, una pratica “illegale” che non è patrimonio solo di Napoli. Ma che, quando non succede nel capoluogo partenopeo, non suscita indagini sociologiche, e diventa solo “una bravata”.

Insomma a continuare questo ritornello della Napoli che chiede giustizia ma che in fondo è colpevole e delinquente, si contribuisce a consegnarla proprio a quella camorra cui, dal 1861, venne delegato il controllo dell’ordine pubblico. Si ricorda la storia di Salvatore de Crescenzo, no?

PS: Voi giornalisti, che invocate continui cortei anticamorra, dovete spiegarmi perchè molti organi di stampa, compreso il suo giornale, abbiano trasmesso in diretta i funerali di Bifulco. Da una parte si sostiene fosse un delinquente, dall’altra gli si trasmettono funerali in diretta, come un capo di Stato. La stessa cosa, volendo usare il vostro metro di giudizio e il vostro metro di valutazione ed i vostri interrogativi retorivi, non è stata fatta  col povero pensionato di Portici ucciso dalla camorra per errore, ad esempio. Perchè?