Oggi scheletri di fabbriche dismesse, che suscitano l’interesse di ricercatori ed architetti. Vestigia di un tempo che fu di lavoro e ricchezza.
Così Piero Rossano sul Corriere del Mezzogiorno:
Spazi enormi vuoti e polverosi. Puoi camminarci dentro per centinaia di metri in questi capannoni in disuso da anni senza incontrare il benché minimo ostacolo davanti: è stato portato via tutto, quel che è rimasto — dopo fallimenti e chiusure — è stato in alcuni casi vittima di vandali. Le mura no. Quelle sono in piedi e trasudano storia e storie, evocano la grandezza dei processi produttivi ma raccontano anche della crisi dell’industria che li ha spazzati via nel volgere di un decennio. Anche di quella dell’elettronica, che sembrava coniugare verbi al futuro.
Dalle macerie del lavoro che non c’è più si sono salvati gli involucri. Alcune di esse sono additate ad esempio nei manuali di storia dell’architettura industriale. Ci passi davanti ogni giorno e nemmeno fai più caso alla loro presenza da quando hanno smesso di pulsare. (l’articolo completo http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/caserta/notizie/economia/2013/16-maggio-2013/i-ricercatori-venezia-studiano-industrie-d-autore-dismesse-2121167800916.shtml?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter)
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