Avevo una decina di anni quando il fenomeno leghista esplose in tutta la sua virulenza, raccogliendo in un contenitore politico, anni di pregiudizi ed insulti nei confronti dei meridionali.
Mi ricordo le scritte razziste nei cessi degli autogrill, mentre attraversavo quel confine immaginario a Nord di Roma, in auto, con mio padre che che faceva l’emigrante ma senza la valigia di cartone.
Una volta accanto a lascive richieste di disponibili uomini paTani, vergate sulle mattonelle schizzate di piscio ed escrementi, trovai questa filastrocca:
O Gesù dagli occhi buoni
fai morire tutti i terroni.
O Gesù dagli occhi belli
Fa Morire solo quelli.
Oh mio caro e buon Gesù
Fa che non ne nascan più
Fa sparire quella razza
che da noi quassù si piazza.
Nella tua grande gloria
Falli fuori dalla storia
Non si senta più parlare
neppur quelli d’oltremare.
Poni fine per favore
A quell’unico tuo errore
Per la tua onnipotenza
ti chiediam l’indipendenza
O Signore te lo giuro
noi qui al Nord vogliamo il muro
che sorretto da due pali
porti via i meridionali
Dillo pure a giove pluvio
fa venir n’altro diluvio
che sommerga con ragione
tutto quanto il meridione.
Fa in modo che mia figlia
Non sia “Ciccio” che la piglia
CHE SIAN BRUTTI, CHE SIAN MOSTRI
MA CHE SIAN SEMPRE DEI NOSTRI
Ieri i terroni, oggi i “neri”. La poetica patana non muore mai, si sposta dai cessi degli autogrill, alle bacheche dei social, parimenti sordide, e così un deja vu mi ha colpito quando ho letto una filastrocca simile, riportata anche da uomini delle istituzioni e della burocrazia leghista:
“Il migrante vien di notte con le scarpe tutte rotte; vien dall’Africa il barcone per rubarvi la pensione; nell’hotel la vita è bella nel frattempo ti accoltella; poi verrà forse arrestato e l’indomani rilasciato”.
Insomma, quando avranno risolto il “problema” coi migranti tornaranno a prendersela coi terroni, come hanno sempre fatto.